sabato 31 marzo 2012

Chi ha rubato la Primavera?

Il fatidico momento si avvicina. Oggi la Bea e l'Ilaria hanno il volo Bergamo-Skavsta! Stasera verso le 20:00 dovrebbero arrivare (salvo ritardi). 

Tanto per fargli uno scherzetto qui stanotte è arrivata una bella perturbazione che ha sparso circa 5cm di neve un po' ovunque e ha abbassato le temperature su valori prossimi allo zero. Devo ancora abituarmi a queste "stranezze" del clima nordico. La vera stranezza sono state le scorse settimane con temperature oltre la media e giornate di sole e cielo terso. Questo sembra essere lo standard per questo periodo.
Sarà contento mio fratello che dovendo viaggiare con solo un bagaglio a mano perché il resto glielo ha preso l'Ilaria avrà sicuramente preso solo la giacchetta primaverile, visti i 25°C italiani.
Comunque questo è il tempo svedese e mi hanno detto che non c'è da stupirsi di probabili nevicate anche ad Aprile inoltrato.



Qui è tutto pronto: la casa è uno specchio e non vedo l'ora di abbracciare le mie donne. Un mese è lungo e questo lo è stato ancora di più. La Multipla è la giù nel parcheggio con quella spruzzata  di bianca che la ricopre, presto potrà di nuovo sentire i versi della Bea e riprendere il suo assetto normale.

Vado a finire le ultime cose e poi via, a prendere le mie formiche!!!

martedì 27 marzo 2012

I got my Personnummer


Finalmente è arrivato! 
Da oggi in avanti per lo stato svedese sono un essere vivente dotato di facoltà intellettive e con tanto di diritti e doveri. Oggi esisto in quanto individuo che paga le tasse! Mai più clandestino!
Il concetto è molto semplice tutto è basato su questo numero magico che parte con la tua data di nascita e poi riporta un progressivo di quattro cifre. Con questo puoi comprare una casa o una macchina. Puoi richiedere la carta d’identità e aprire il conto corrente. Sembra lo spot che davano in televisione prima che partissi: “Se tu paghi le tasse, le tasse ripagano te”. L’ho un po’ ri-adattato ma il succo è quello.
Ad ogni modo la formica ha fatto un altro passo.



Non solo, ieri sono tornato all’Ikea per le ultime cose “di peso” che mancavano e così ho un po’ di "Lego" con cui posso giocare. L’Ikea è proprio la Lego dei grandi! Prima di cena sono riuscito a montare i due comodini della camera, adesso manca poca roba.
Non mi sono ancora ripreso del tutto dallo scorso fine settimana ma sono sicuro che se fossi andato ad un rave metal i postumi sarebbero stati meno devastanti. Dunque ho sistemato tutta la roba che faticosamente avevo trascinato dal magazzino di Södertälje al settimo piano di Eskilstuna. Ho montato circa 5 o sei pezzi targati Ikea, ho pulito tutta la cucina e sistemato utensili, piatti, tegami e quant’altro. Ho fatto il bucato, la spesa, rassettato casa e ho anche provato a studiare un po’ di Svedese, ma ho dovuto rinunciare dopo poche righe. Stanchezza tanta e anche un po’ di mal-di-stomaco da overload! Domenica notte è andata così così: non è stata la prima e non sarà l’ultima notte… ormai conosco la bestia.
Ad ogni modo l’appartamento assomiglia un po’ di più ad una casa. Ha perso quel suo fascino da open-space ma devo dire che adesso è pronto per accogliere il resto della famiglia. Manca ancora il tocco femminile ma ad ognuno i suoi compiti.

A lavorare inizio a farmi un po’ spazio nel senso che come ho insegnato a Naveen oggi, se Maometto non va alla montagna allora la montagna va da Maometto. Che tradotto vuol dire che se gli altri non vengono a cercare te allora vai tu da loro e inizia a farti avanti! Ha gradito molto la lezione sia teorica che pratica. Ecco se questo punto dovesse leggerlo Imer (che sarebbe mio suocero, ma a me non piace chiamarlo così perché ci fa sembrare vecchi entrambe) compra un biglietto e viene qui a cazziarmi di brutto perché, come dice lui, se gli altri non vengono a romperti le scatole è perché non hanno bisogno e se non hanno bisogno non andare a complicarti la vita che poi tanto i casini ci mettono un attimo ad arrivare. Lo so manco ancora di esperienza, da questo punto di vista, ma cosa devo dire ognuno è fatto a modo suo e a me piace sempre incasinarmi un po' la vita.
Per il resto Z-la formica ha ormai terminato la sua missione di avanscoperta e ha scavato la trincea, ora è il momento della fanteria.

Oggi vorrei dedicare due parole ad un amico, Mr R. che varca il traguardo dei suoi 34. A Fontana grandi festeggiamenti: Mr R. è rinomato per essere di manica larga e sicuramente al bar si saranno fatti una bella birretta insieme. Auguri anche da parte mia! Come ho scritto su FB nonostante passino gli anni Mr R. non invecchia mai. E’ stato in grado di unire tante persone e soprattutto di tenerle legate tra loro. Ha fatto da collante tra noi amici e paesani. Come gli ho detto, in lui antitesi e sintesi si fondono come il “rum con il fruit”. Gli faccio tanti auguri e lo ringrazio della chiaccherata odierna.

L’unica nota dolente riguarda la squadra di calcio: il Rubiera United continua la sua rimonta e rimane imbattuto per la terza partita consecutiva del girone di ritorno. D’altra parte i Maia lo avevano previsto che il 2012 sarebbe stato un anno funesto. La squadra nel 2011 ha esordito con il sottoscritto titolare e con tanto di fascia da capitano. Ma cosa pretendere da chi da sempre ha lottato per un posto in panca?!? Le premesse erano da retrocessione certa. E infatti, dati alla mano, da quando sono partito la quadra ha fatto 7 punti in tre partite. Come dar torto ai Maia!!!

Un Indiano a Eskilstuna


 Come promesso dedico questo post al mio compagno di avventure (o di sventure) che ho avuto il piacere di conoscere qui in Svezia. E’ solo un’anticipazione spero che nei prossimi mesi potrò raccontare molti più aneddoti.
Quando eravamo venuti per la perlustrazione in Gennaio avevo avuto modo di parlare con il responsabile dell’ufficio, il quale mi aveva parlato di un ragazzo indiano che avrebbe iniziato anche lui verso la fine di Febbraio. Lui si chiama NaveenRay detto semplicemente Naveen. Ha solo un anno più di me anche se all’apparenza sembra molto più vecchio (questo è un dettaglio anche perché i ragazzi di vent'anni sembrano più vecchi di me...). Viene da Bangalor, che è una città nel centro-sud dell’india sede delle più grandi multinazionali europee.
I suoi genitori, o come li chiama lui i suoi nativi, sono del sud dell’India sulla costa dell’Oceano Indiano. E’ nato in un posto dove le temperature oscillano tra i 20 e i 35°C in una zona tropicale, tra le più belle ed esotiche dell’India. Ha studiato e si è laureato in ingegneria elettronica e ha veramente una testa quadra. 
Mi ha raccontato del sistema scolastico indiano e di come già a 22anni aveva finito di studiare. Ha iniziato subito a lavorare e grazie all’azienda è riuscito a fare un master di specializzazione. Ha 32 anni e quest’anno è il decimo anno che lavora! Ha passato gli ultimi 7anni alla Bosch che a Bangalor ha il più grosso centro di Service del mondo: circa 10.000 persone che tutti i giorni sfornano software e prodotti per il mondo intero.
Grazie alla sua esperienza con i Tedeschi ha avuto modo di girare tanto e di vedere mezzo mondo. Due anni fa, mi raccontava, è andato per sei mesi negli Stati Uniti (anche lui si è fatto il suo bel giro a Chicago come il sottoscritto). Poi altri tre mesi in Olanda e ogni tanto un giretto in Germania. Detto così sembra abbastanza scontato ma se penso che lui per venire qui ha circa 14 ore di volo, le mie 2 di Rayan Air sono bazzecole. L’India non è proprio dietro l’angolo!

Naveen è sposato e ha un figlio di circa tre anni. Anche loro stanno aspettando di prendere l’aereo per raggiungerlo qui a Eskilstuna. Per adesso la moglie deve finire l’ultimo mese di contratto e il figlio si gode il clima tropicale con i nonni.
E’ arrivato un po’ prima di me e per fortuna si è già messo avanti con la parte burocratica, così ogni volta che devo fare qualcosa passo da lui è in un attimo mi dice dove devo andare e cosa devo portare (ogni tanto un po’ c... ci vuole!). La cosa bella è che per certi versi riusciamo a compensare le nostre lacune. Lui non è molto abituato alla società europea: ritmi, stile di vita, il cibo soprattutto lo colgono un po’ impreparato, ma è uno che non si spaventa davanti a niente, prova tutto e affronta le cose con serenità e intraprendenza.



Ecco, chi pensa che l’India sia un paese in via di sviluppo, si sbaglia di grosso: l’India è già oltre lo sviluppo. In queste settimane abbiamo avuto modo di fare lunghe chiaccherate insieme e lui mi ha raccontato un paese che non conoscevo, o meglio che non conoscevo da dentro. Prima cosa l’india è più o meno grossa come l’Europa continentale con la sola differenza che lì ci vivono 1 miliardo e 300.000 persone. Mi piacerebbe vedere, non dico l’Italia, ma l’organizzatissima Germania a gestire un numero del genere di persone!?!
Ad ogni modo tutti hanno diritto allo studio, l’alfabetizzazione supera l’80% e sempre più aziende vanno in India perché trovano persone con una cultura elevata, educate e con un ottimo senso del dovere. E’ chiaro che in mezzo a un miliardo di persone c’è anche la fame, il degrado e la criminalità, ma vorrei far riflettere sui numeri. La comunità europea fatica a trovare intese ed equilibri su problemi a volte relativamente banali mentre questi signori devono organizzare circa un quinto della popolazione mondiale!!!
Ad ogni modo lui ha avuto la fortuna e il merito di lavorare per questa rinomata azienda e si è fatto una bella esperienza. Adesso ha deciso di intraprendere questa nuova avventura: le sue ragioni le sto intuendo a poco a poco ma penso non siano poi così tanto diverse dalle nostre.

Io non lo sapevo ma l’india è divisa in varie regioni più o meno come gli stati in Europa. E proprio come gli stati ognuno parla la propria lingua, che è del tutto diversa da quella degli altri. La lingua nazionale è l’Indi ma in pochi lo parlano perché ormai è stato storpiato dai dialetti locali. Poi c’è l’inglese che è la vera lingua nazionale e che più o meno tutti conoscono. Dico questo perché Naveen parla la sua lingua nativa, l’Indi, l’inglese, capisce bene la lingua che si parla a Bangalor dove ha lavorato e ovviamente si è dovuto fare i suoi bei corsi di tedesco visto l’origine del suo datore di lavoro. Adesso dice di essere pronto per lo Svedese.
E’ un appassionato di chitarra. La prima settimana che l’ho incontrarlo mi ha chiesto se lo portavo in un negozio di strumenti musicali a Eskilstuna (come abbia fatto a trovarlo ancora non mi è noto anche se penso che ci sia lo zampino di Mr. Google). Era più di un mese che non riusciva a suonare e voleva comprarsi una chitarra. Poi per fortuna è riuscito a farsi prestare quella di un collega e adesso strimpella tutte le sere. Tra l’altro è un patito di tecnologia e internet. Passa delle ore su forum e siti di elettronica. Mi ha consigliato lui il cellulare aziendale da scegliere e ogni giorno mi fa vede una nuova App che si è scaricato. Per certi versi è un po’ un “Nerz” ma se devo dirla tutta è un Nerz con i piedi per terra. Usa la tecnologia in modo giusto. Ha sempre il traduttore sul telefono acceso e con Google maps trova sempre tutto quello che gli serve: uffici, supermercati autobus. Grazie a lui ho trovato la chiavetta super veloce con la quale posso pubblicare questi post!
L’unico problema è che se gli si spegne il cellulare è un po’ finito. Manca di senso pratico: totalmente! Lui viene da una famiglia agiata e grazie ai sui studi e al suo lavoro ha sempre avuto un buon stile di vita. Una sera mi spiegava che in India ci sono così tante persone che nei quartieri benestanti ci sono quelli che lui chiama “servants” che da noi sarebbero i domestici. C’è un domestico addetto alla spazzatura, uno per la pulizia della casa, uno per lavare e stirare, uno per prepararti i pasti, uno per le commissioni, senza contare quelli extra in caso di neonati. In India il traffico è così incasinato che è impensabile uscire per andare a fare acuisti quindi si ordina la roba per telefono o su internet poi ci pensa il domestico e fare tutti i giri. Il costo della vista è basso e una famiglia può arrivare ad avere anche cinque domestici. Ad ogni modo, venendo da una situazione del genere anche lui si trova un po’ in difficoltà perché certe cose si è un po’ disabituato a farle. Però, ripeto, è uno che si da fare: tutti i fine settimana si fa il suo bucato, stira, rassetta casa e venerdì scorso mi ha anche offerto la mia prima cena indiana. In compenso io gli ho fatto scoprire il meraviglioso mondo dell’Ikea gli do una mano a montare un po' di mobili a casa e gli sto facendo una cultura sul mercato delle auto in Europa dato che tra un po’ vuole prendersi una macchina.

Mi sono dilungato forse troppo ma è bello ricordare come queste siano le cose positive di questo viaggio. Ci sono tante piccole cose, tante piccole comodità che sono venute a mancare. Ogni stupidata che prima sembrava scontata, come fare una lavatrice qui richiede più tempo, più sincronismo, più attenzione, più tutto. Ma ce ne sono altre che per adesso valgono il prezzo del biglietto. Per adesso ho incontrato una persona, per certi versi simile a me, con una famiglia come la mia e con una storia da raccontare. Mi ha fatto scoprire il suo paese con gli occhi di chi lo vive, di chi sa cosa vuol dire. Non c’è documentario o reportage che tenga! Adesso siamo solo all’inizio: presto arriverà l’Ilaria e la Bea e son già d’accordo con Naveen che lui sarà spesso nostro ospite così l’Ila farà pratica d’inglese. E poi ci saranno anche sua moglie e suo figlio così anche la Bea avrà qualcuno con cui giocare.

venerdì 23 marzo 2012

Non c'è montagna...


A volte capita quando si è lontani, quando si è da soli, che arrivino certi momenti in cui intorno tutto diventa più silenzioso e ci si sente un po’ fuori come “sospesi”.
Spesso quando mi trovavo in trasferta per lavoro mi sono sentito così.
Succede che sei sempre indaffarato, che devi correre e hai mille cose da fare. Succede che non ti accorgi nemmeno di dove sei o di quello che c’è intorno.
Poi a un certo punto arriva un attimo che dura di più degli altri e si allunga e capisci che c’è qualcosa di diverso. Ti rendi conto che sei lontano, che magari sei dall’altra parte dell’oceano o a 2000km da casa.
Ti accorgi che intorno le cose sono diverse e ti sollevi e vedi quella che per gli altri è la normalità e per te è una cosa diversa.
Non c’è male e non c’è bene, semplicemente c’è questa sensazione che ti fa sentire, lontano.
Oggi mi sono sentito un po’ lontano.
La Bea e l’Ilaria mancano: non sono mai stato via da casa da quando la Bea è nata e non sono mai stato così tanto tempo lontano dall’Ilaria. Si, ci sentiamo tutti i giorni, ma vederle lì, con quei pixel distorti sul riquadro di Skype non è proprio come essere con loro. E poi, senza essere troppo nostalgico anche svegliarsi la mattina presto, uscire per andare a lavorare e incontrare tuo padre che con la borsa in mano se ne va anche lui sulla via dell’ufficio, fa piacere. Magari è solo un saluto, però fa piace. Oppure quando al Lunedì senti una macchina che si infila in garage, verso le dieci e mezzo di sera e sai che la serata delle “cappelletare” e finita, è andata bene e il prossimo Lunedì ce ne sarà un’altra, anche questo fa piacere.
Non drammatizzo assolutamente, anzi in questi momenti si ha proprio l’opportunità di valorizzare queste piccole cose, a cui spesso non diamo importanza ma che fanno come da collante durante i nostri silenzi. Spero che tanti altri possano ripensare a queste piccole cose e rendersi conto che valgono.
Ad ogni modo stringiamo i denti e andiamo avanti! Ogni volta che affanno un attimo penso al rimpianto che avrei avuto se non l’avessi fatto e ringrazio chiunque mi abbia dato le possibilità per poterlo fare. Ci sono mille me che vorrebbero ma non possono, e allora grazie a tutti quelli che ogni giorno mi sono vicini e che in un modo o nell’altro mi fanno sapere che ci sono!

Dice un nostro connazionale:“Non c’è montagna più alta di quella che non scalerò”, bhe, la nostra montagna si è già fatta più bassa perché qualche passo verso la cima lo abbiamo già fatto.



Prometto che il prossimo post sarà sicuramente meno serioso, anzi mi ero ripromesso di parlare del mio compagno di avventure e probabilmente così sarà!

martedì 20 marzo 2012

Volontari cercasi!!!

Oggi finalmente è arrivato il resto della casa. La spedizione partita dall’Italia la scorsa settimana è finalmente giunta a destinazione.
Stamattina mi chiamano dall’azienda a Södertälje per avvisarmi che i due pallet sono arrivati e sono stati sistemati in magazzino. Perfetto, meno male che per questo è filato tutto liscio senza grossi intoppi (grazie alla Morena per il supporto logistico - impeccabile -  e brava all’Ilaria che ha impacchettato roba per dieci giorni a casa).
Dato che nella spedizione c’era anche il mio passaporto ho pensato bene di uscire un po’ prima e di andare subito là a prenderlo così potrò sistemare la benedetta questione del Personnummer.

Qui apro una parentesi perché merita davvero. Mi ero informato, prima di partire, che la cosa più importante in Svezia è la registrazione presso l’ufficio delle imposte (famigerato Skatteverket). In Svezia bisogna pagare le tasse: non si scappa! Una volta effettuata la registrazione si ha il diritto ad avere il Personnummer, l’analogo del nostro codice fiscale. Secondo il sistema svedese una persona deve essere in grado di provvedere al proprio mantenimento e se necessario anche a quello della propria famiglia. Questo è il primo, ma fondamentale, passo per entrare nella società svedese. Senza il Personnummer non si può fare niente: non si può affittare una casa, non si può comprare una macchina o un cellulare, non si può attivare il contratto telefonico o quello della luce. Soprattutto non si può richiedere la carta d’identità con la quale poter aprire un conto corrente, e dato che qui si paga solo con la carta di credito, ecco perché il Personnummer è vitale. Come io abbia fatto a fare queste cose senza il mio Personnnummer non ve lo posso svelare, ma ad ogni modo sto ancora pagando pegno per le agevolazioni che ho avuto...
Infatti il venerdì dopo il mio arrivo, mi ero precipitato subito in centro a Eskilstuna nel famigerato ufficio. La registrazione era andata bene, avevo fornito il passaporto, fatto qualche firma e via. Entro dieci giorni avrei ricevuto il Personnummer a casa.
Il secondo giorno di lavoro (Martedì), la collega del personale che si occupa delle buste paga, mi chiama un po’ in subbuglio e mi dice di contattare subito lo Skatteverket perché c’è una sorta di illecito nella mia cartella: sembra che abbia cercato di falsificare dei documenti. Rimango di stucco, poi mi accenna qualcosa sul passaporto e li mi si accende la lampadina. Apro lo zaino, tiro fuori il “libricino bordeaux” e appena lo apro mi trovo davanti la foto dell’Ilaria. Mannaggia, la mattina in cui sono partito ero così insognato che aprendo il cassetto ho preso il passaporto dell’Ilaria invece del mio e ovviamente il mio è rimasto in Italia. E adesso vaglialo a spiegare agli Svedesi che io non mi chiamo Ilaria? Anche perché per loro è abbastanza inconcepibile che uno che decida di trasferirsi all’estero prima di prendere il suo passaporto non lo controlli un attimino!!!
Ma porcaccia la miseria, l’impiegato che ha fatto le fotocopie non si è accorto che c’era la foto di una ragazza!!!
Ad ogni modo nei giorni scorsi sono tornato là con la carta d’identità, ho provato anche con la patente, ma non c’è stato verso: vogliono il passaporto. E allora passaporto sia!

Chiusa la parentesi, arrivo in azienda verso le sei di sera e come in tutti i posti di lavoro qui in zona dopo le cinque non c’è più nessuno. Ovviamente il mio badge non è ancora stato abilitato per aprire nessuna porta e abbastanza inebetito mi metto a guardare dentro agli uffici attraverso i vetri. Ci manca solo che una guardia giurata mi veda, così mi arrestano, chiamano quelli dello Skatteverket i quali confermano che sono un soggetto schedato per falsificazione di documenti, buttano la chiave e buona notte al secchio.
Dunque qui hanno un sistema di sicurezza che rasenta quello degli aeroporti statunitensi. L’unica cosa che ancora non fanno è la scansione della retina per aprire i tornelli. Ad ogni modo sono fortunato perché trovo un collega che stava facendo dei lavoretti sulla sua macchina in officina. Dai, ce l’ho fatta.
La Multipla che da qualche giorno gira in assetto da gara ultra alleggerita (ho tolto tutti i seggiolini dentro proprio perché sapevo che sarebbe arrivato questo momento) dà nuovamente prova della sua capacità di carico. Riesco a farci stare tutti gli scatoloni di un pallet. Più della metà della roba è già in macchina.
A dire il vero mancavano ancora un paio di centimetri prima che le sospensioni arrivassero a pacco, ma non ho voluto esagerare. La moda nazionale è quella di agganciare alle macchine i carrelli appendice. Tutti vanno in giro con questi carrelli. Se devono andare a fare la spesa montano il carrello, se devono andare dal fioraio montano il carrello, se vanno fuori paese, sempre con il carrello. Non volevo sminuirli troppo facendogli vedere che sulla Multipa ci sta il doppio della roba senza dover agganciare niente, quindi ho lasciato stare.
La parte più bella è arrivata quando è stato il momento di portare quei due metri cubi di scatole al settimo piano!!! E qui fa la comparsa il mio prode compagno di sventure. Si chiama Naveel ed è indiano. Ha iniziato qualche settimana prima di me e lavoriamo insieme ad Eskilstuna. Non mi dilungo su di lui perché gli dedicherò un post tutto suo.
Ad ogni modo grazie al suo aiuto riusciamo, con un paio di giri di ascensore, a portare tutto su. Non è che lui ami tanto i lavori manuali. Si è limitato a tenermi la porta aperta e a prenotare l’ascensore ma va anche troppo bene. Pensavo peggio: alle nove tutto finito. Metà della casa italiana ha già traslocato e l’altra metà aspettava il fine settimana.
C’è solo un problemino: adesso chi la mette a posto tutta questa roba??? VOLONTARI CERCASI!!!

Un passo per volta.


Passato l’impatto inziale, ho messo i piedi giù dal letto e piano piano mi sono alzato. Effettivamente aveva ragione l’Ilaria, sarebbe stato meglio essere in due, sarebbe stata tutta un’altra cosa (lei ha un sesto senso e mi conosce troppo bene, sa anche che certe volte è maglio che mi scotti un po’).
Ad ogni modo ho cercato di dare una sistemata. La cucina è rimasta semi deserta per qualche giorno, gli armadi facevano eco e nel bagno solo lo stretto indispensabile.
Grazie ai due materassi, che in modo lungimirante mi ero caricato in macchina, sono riuscito a ricavare un letto singolo che fosse ad un’altezza quasi normale da terra.
Poi la formica ha fatto un passo dopo l’altro. Un primo giro al supermercato per le provviste e un po’ di oggetti per la casa. Giro di Sabato all’Ikea di Västrås (a venti minuti da qui) e subito il divano letto in offerta (prontamente consegnato di domenica mattina), il tavolo e le sedie. Alla faccia di quelli dell’Ikea che sul libretto delle istruzioni sottolineano la necessaria presenza di due persone per montare il divano. In un pomeriggio tutto fatto con anche lo smaltimento degli annessi imballaggi.
Giro di perlustrazione in città con tappa fissa al distributore di metano che è a circa un chilometro da casa (nota dolente qui il metano costa una pazzia quasi il doppio che in Italia, ma sempre meno della benzina!).
E poi via su e giù con l’ascensore e a smanettare con la televisione (che a tutt’oggi non riesco a far funzionare) cercando di trovare un assetto in attesa della mie “donne”. Sempre per non stare fermo ho visto che in molti appartamenti non ci sono prese elettriche nel bagno. L’ho notato a mie spese quando ho fatto la prima doccia e non sapevo dove attaccare il phon. Detto fatto e voilà con qualche ritocco ecco servita una presa volante.
Quelli dell’agenzia, sempre tramite la collega, mi avevano chiesto se c’era qualche stanza della casa che aveva bisogno di una “rinfrescata”. A me l’appartamento sembrava in buono stato, l’unica cosa era un po’ l’ingresso che aveva qualche macchia. Non ho fatto in tempo a darle conferma che il lunedì successivo ecco l’imbianchino che mi suona alle 7:00 di mattino con la nuova carta da parati. Alla sera tutto l’ingresso era tappezzato da cima a fondo: unico neo che non ho potuto scegliere io la tinta e l’attuale carta da parati è un po’ anonima. Se ripenso all’arancione e al rosso della nostra casetta, quasi mi viene da ridere. Mamma mia, qui in una giornata ti sistemano un appartamento intero, io a casa per fare una parte rossa c’ho messo cinque mani e due giorni di lavoro. Tra l’altro sono anche venuti a sostituire la vecchia porta d’ingresso con una nuova porta blindata. La porta è bella peccato che essendo blindata non hanno potuto ricavare la feritoia per le lettere e hanno montato una orribile cassetta verde al muro. In fatto di estetica non è che siano proprio dei campioni!!! Comunque fa il suo mestiere e ce la teniamo.



Ho anche preso un certo sincronismo tra il giorno e la notte. Di notte non ci sono le luci e aspetto l’Ilaria per scegliere insieme i lampadari, quindi mi aggiro per casa brandendo torce elettriche o spostando la bajour a seconda del caso. Al mattino il sole irrompe già verso le cinque e mezzo e le tapparelle interne ai vetri possono ben poco, quindi ci si alza presto!!!
Per il resto sono in attesa del botto finale, presto arriverà la spedizione con tutto il resto della “casa”. Sarà una mega lavorata. Le due palette arriveranno a Södertälje che è circa 80km da qui, perciò la Multipla e il sottoscritto dovranno ancora fare gli straordinari. Non so se ce la caveremo con due giri e basta. Ad ogni modo farò il collaudo all’ascensore!
La casa è vuota e mancano tanto le mie donne. Soprattutto manca la formichina che spero presto inizierà a famigliarizzare con la nuova casa. Speriamo che queste settimane passino in fretta!!!

domenica 18 marzo 2012

Cose che non si dimenticano.


Il viaggio dall’Italia è stato tutto sommato indolore: ci sono stati momenti di tensione ma niente di insormontabile.
L’arrivo e l’approccio con la nuova sistemazione, invece, passeranno alla storia come uno dei momenti che non dimenticherò mai!
La premessa è quella di una persona nata e cresciuta fuori da ogni contesto cittadino. Sono cresciuto per trent’anni sempre nello stesso “giardino”, lontano dalle principali città della provincia e disperso tra le campagne di una minuscola frazione.
Del mio habitat conosco tutto. So riconosce le cose semplicemente dal rumore che fanno. Mi accorgo del minimo cambiamento perché nella mia mente la foto di ciò che mi circonda è così impressa che immediatamente posso notare le differenze. Insomma chi mi conosce sa il legame che c’è tra me e il posto in cui sono nato e vissuto, tra me e il mio “prato”.
Ora tutto d’un tratto mi trovo catapultato un paese, in una città e in una casa che non sono mie. Non che io non sia mai stato in grandi città (girando un po’ per lavoro qualcosa ho imparato), ma un conto è essere di passaggio un altro è viverci.
Ad ogni modo quando sono arrivato, ad aspettarmi ho trovato una collega della nuova azienda.
Mi saluta e la prima cosa che mi dice è “Hej Alessandro, hur ar du? (Ciao Alessandro, come va?). Le rispondo in uno stato confusionale e lei in un attimo mi dice: “Benvenuto, questo è il tu cellulare”.
Ora ricordiamoci sempre che la simbologia ha un significato profondo in ogni paese e solo qualche giorno più tardi avrei capito pienamente il perché di quel gesto e cosa significasse l’oggetto che mi stava consegnando. Scriverò un post in merito alla questione telefonia in Svezia perché merita veramente di essere approfondita!!!
Poi si scusa perché il modello è un muletto ma entro pochi giorni mi sarebbe arrivato quello definitivo. Saliamo nell'appartamento: settimo piano. Ascensore spazioso ma non troppo. C’è un sole stupendo che illumina e si diffonde in tutti gli ambienti. Le finestre sono su tutte le pareti e la vista è affascinante, si vede buona parte della città. Mi fa fare un tour per le varie stanze e poi giù nel deposito bici, la lavanderia la casetta con i bidoni della raccolta differenziata. Dopo i saluti mi lascia con qualche recapito telefonico in mano, il contratto d’affitto e un mucchio di carte sugli usi del condominio – rigorosamente tutto in Svedese. Poi la sua macchina si allontana e io rimango lì nel mio nuovo giardino con uno sguardo inebetito e un totale senso di smarrimento.
Mi ero fatto più di 2000km in solitaria, attraversando mezza Europa, pochi giorni prima ero con l’Ilaria e la Bea a casa e adesso mi trovavo lì senza sapere niente, senza capire una parola e con un appartamento completamente vuoto.
Guardo la macchina, penso alla fatica fatta per caricarla e a tutti gli incastri. Dal basso osservo il terrazzo al settimo piano e penso: ”Sono ancora in tempo: la roba è ancora tutta dentro, adesso giro e riparto…”. Poi salgo di nuovo e faccio un giro per l’appartamento deserto. Guardo la carta da parati a fiori in quella che sarebbe diventata la cameretta della Bea e il pavimento in legno chiaro. C’era tanta luce e questo mi rende un po’ più sereno.
Iniziato a scaricare la Multipla. Non ricordo quanti giri ho fatto in ascensore (tanti!). Più lei si alleggeriva e riprendeva il suo assetto naturale, più io mi appesantivo. Ogni scatola aveva un peso particolare. Più ne scaricavo e più mi sentivo lontano.
Penso di averci messo quasi tre ore per portare tutto su. E poi mi sono trovato con mille scatole e valige e una confusione totale tutt’intorno.
Ora se a questo punto ripenso alla premessa che ho fatto all’inizio, capisco quel sentimento che ho provato e sono altrettanto certo che non lo dimenticherò mai. Ci sono poche persone che possono realmente capire il mio stato d’animo e sono quelle che ho chiamato quella sera.
Nel frattempo si era fatta sera e nella confusione generale non mi ero accorto che nell’appartamento mancavano i lampadari. Mi sono quindi trovato al buio: per fortuna in cucina c’era la luce della cappa e in bagno quella della specchiera, del resto ho tanto ripensato all’Ilaria e a quanto ha insistito perché caricassi in macchina la bajour che ci avevano regalato per il matrimonio. Dio benedica quella bajour mi è stata di inimmaginabile conforto e aiuto durante quella sera.



Chiudo con questa scena: ho passato la nottata seduto sul pavimento in parquet della sala, attaccato al router che era stato lasciato in dotazione, cercando di collegare il computer ad una qualsiasi rete che mi avesse permesso di usare Skype e GoogleTranslator. Per circa un’ora sono stato al telefono ascoltando una voce registrata del provider telefonico locale che mi diceva quanti minuti mancavano prima di poter parlare con un operatore. Per fortuna prima di partire mi ero studiato i numeri in svedese!!! Quando finalmente l’operatore mi ha risposto e mi ha detto che non c’era modo di attivare la connessione perché non avevo ancora il mio Personummer, lì allora la formica ha realizzato che la sua casa era veramente lontana e che da lì in avanti sarebbe stata tutta salita.

venerdì 16 marzo 2012

R.Ac.E. – Terza Tappa (L’arrivo).


E fu sera e fu mattino, terzo giorno.
Ecco anche Febbraio è passato e si apre il mese della primavera: Marzo l’inverno è agli sgoccioli e l’Italia è ormai lontana. Altri 600 km mi separano dall’arrivo ma ormai il più sembra fatto. L’approdo sul suolo Svedese è stato indolore. Ancora un ultimo sforzo per la Multipla e poi è fatta. Chissà se apprezzerà il metano scandinavo?!?
Si parte sul presto, perché voglio essere ad Eskilstuna nel primo pomeriggio in modo da avere il resto della giornata per scaricare la macchina.
E via, lungo l’autostrada che costeggia Malmo, si affianca a Göteborg e poi passa per Norköping e vi dirige verso Stokolm.
Ecco che subito arrivano i boschi svedesi. La strada è ondulata e praticamente senza traffico. Ci sono solo pini e betulle ovunque. Dopo due giornate di cielo grigio spunta di nuovo il sole. Ci sono -5°C ma tutto sommato si sta bene. Tappa al distributore. Scendo e subito mi accorgo che funziona solo con la carta di credito. La inserisco e in perfetto svedese una voce mi chiede di digitare il codice della carta. Perfetto, e chi se o ricorda?! Io a malapena riesco a tenermi in mente quello del Bancomat, figuriamoci quello della carta. Dopo un po’ esce un tecnico che stava facendo manutenzione alla pompa. Mi guarda, mi chiede se era tutto a posto e poi inizia a chiedermi della macchina, incuriosito dal modello che non aveva mai visto. Colgo l’occasione e gli spiego il problema. Lui senza battere ciglio, tira fuori la sua tessera personale e mi fa il pieno. Poi, quando gli chiedo quant’è, lui mi risponde che non vuole niente. Quarantacinque euro di metano (circa 380sek) così a sbaffo, perché, mi spiega che gli piacciono le persone che girano a Metano, “Sono amiche della natura – Environment friendly”.
Va beh, io non me la sento e almeno200sek glieli lascio. E’ la prima volta che pago col conio indigeno.
Procedo come un fulmine, ormai il navigatore segna meno di 100km alla destinazione (se penso che ne indicava più di 2000!!!). L’ansia sale e anche un po’ di agitazione per quella nuova casa mai vista e mai conosciuta.

Ore 13:35 del 1 Marzo 2012, la signorina dentro al navigatore pronuncia la fatidica frase: “Siete giunti alla vostra destinazione”. Sono ad Eskilstuna, davanti a me il palazzo che ospita l’appartamento e lassù, in un angolo del settimo piano, ecco la mia (nostra) prima residenza svedese.
La R.Ac.E si è conclusa con successo, la Multipla ha dato prova del suo valore e con il suo passo lento ma continuo si è fatta tutti i sui 2235km a metano. Brava!
Sono arrivato, il viaggio è finito o meglio il vero viaggio inizia da qui.

giovedì 15 marzo 2012

R.Ac.E. – Seconda Tappa (L’attraversata).


Oggi 29 Febbraio giorno bisesto giorno funesto: seconda tappa, forse la più insidiosa a causa di passaggi a me non del tutto chiari. Sveglia regolare alle 6.00am con colazione nordica: cipolla, wurstel, crauti, un uovo sodo intinto nella senape e nello yogurt. Sono pronto a ripartire. Destinazione il porto di Rostock, punta estrema della Germania. Da lì traghetto per Trellborg (Svezia).
Esco e lei è lì ad aspettarmi: ancora assonnata, con gli ammortizzatori dietro quasi a pacco e gli specchietti ancora chiusi. La sveglio con calma e la faccio scaldare per alcuni minuti. L’aspetta ancora un bel pezzo di strada, meglio coccolarla un po’.
Prendo l’autostrada e mi incammino verso Berlino. Niente traffico, è presto: provo ad accendere la radio: mi aggredisce un gendarme che in dialetto stretto teutonico prova a informarmi sul traffico. Ci rinuncio: incomprensibile! Arrivo a Rostock senza problemi, tra l’altro faccio anche rifornimento di ErdGas in autostrada (e poi dicono che il metano non si trova da nessuna parte).  Sono molto in anticipo ma qui viene il bello. Dunque non ho mai preso il traghetto prima d’ora, qui mi trovo in uno dei più grossi porti industriali del Nord Europa, da dove salpano circa 500 mercantili al giorno e soprattutto dove si parlano tutte le lingue del mondo tranne che inglese o italiano. Ci sono tir, bilici e autotreni ovunque. Ovviamente c’è un crogiolo di razze mai visto, Russi, Rumeni, Polacchi, Estoni, etc.. parlano un’unica lingua incomprensibile e si capiscono anche tra di loro.
La Multipla si è fatta piccola: i suoi 50 quintali sono un niente contro le 7 tonnellate dei bestioni. L’unico odore che si sente è quello del diesel misto a urea (da non confondere con l’urina!). Figuriamoci una macchina italiana che va a metano. La sensazione è quella di aver accettato di giocare una partita di rugby pensando che poi non è tanto diverso dal calcio, seeeee...
Dunque in mezzo ai mille cantieri del porto, quando ormai il navigatore ci ha abbandonato da un pezzo e si rifiuta anche di accendersi, trovo la via per il molo e mi metto in fila. Ci sono 12 corsie piene di camion, sono tutti attaccati uno all’altro, formano lunghi serpentoni. C’è una sola corsia completamente vuota dentro di me mi sento come quando nel Tetris stai aspettando che arrivi il rettangolo lungo e tutto il resto è già pieno.
Chi c’è lì in prima fila in quell’unico spazio vuoto? La Multipla, l’unica macchina che a mezzogiorno sembra volersi imbarcare sul traghetto per Trellborg.
L’attesa è lunga, intanto leggo un po’. Sui camion c’è chi ha il pc con internet, uno ha piazzato l’antenna satellitare e si guarda la tele. Il cielo è sempre grigio e il mare è nero, ma veramente nero.


Finalmente arriva la nave. Il traghetto attracca e dopo circa un’ora fa salire tutti i bestioni è il mio turno. Per la cronaca dietro di me sono un’altra macchina (siamo in due!), una signora Svedese che mi chiede informazioni perché tutte le altre volta che si era imbarcata era con suo marito e lei non era sicura di dove dovesse andare. Bhe è capitata bene, chiede a me che sono straniero, che non sono mai stato su quel molo prima e che non ho mai preso un traghetto!?!  Non male, signora è il suo giorno fortunato!
Piazzo la Multipla tra due Stralis Iveco, tanto per farla sentire un po’ più a suo agio tra “Italiani”. Poi mi piazzo nel salotto del traghetto e aspetto di toccare finalmente le sponde scandinave. Dentro di me penso che tutto sommato sto andando bene. Il piano di viaggio che avevo scrupolosamente preparato sta funzionando e quindi posso anche rilassarmi un attimo.
Scende il sole e con circa mezz’ora di ritardo attracchiamo. Quello che mi impressiona sempre in Svezia è che ho sempre la sensazione che la notte si normalmente più buia che da altre parti. Appena la Multipla torna ad assaggiare l’asfalto e mi libero dei bestioni mi trovo in aperta campagna, buio pesto e il navigatore che come suo solito è in fase di ricalcolo. Fortunatamente dopo un paio di rotonde e inversioni trovo la camera e posso finalmente completare anche la seconda tappa della R.Ac.E.

R.Ac.E. – Prima Tappa (Germania che passione).

Martedì 28 Febbraio 2010, nel giorno bisestile, del mese bisestile, dell’anno bisestile, contro ogni profezia Maia e detto popolare ecco che parte il viaggio verso le terre scandinave.
Il viaggio è iniziato e questi primi post li dedico all’avventura on the road: R.Ac.E. – Race Across Europe.
Siamo solo io e lei: la mia Multipla. Davanti a noi oltre 2200km che separano Fontana da Ekilstuna. Attraverso la pianura padana, oltre le Alpi scendendo nella Baviera. Attraversando la foresta nera, il gelido mare del nord. Snodandosi sui saliscendi innevati del sud della Svezia fiano ai laghi centrali e ai boschi scandinavi. Due notti, tre tappe e 4 nazioni;  io e lei, ci separa solo il navigatore che ogni tanto dice la sua.
Prima di partire l’ho coccolata: batteria e iniettori nuovi. Gomme, acqua e olio a posto. Un po’ di ricambi al seguito e soprattutto pieno di Metano e spia della riserva accesa. La R.Ac.E. ha una sola regola: si corre tutta solamente a metano. La spia della riserva resterà accesa per i 2200 e passa kilometri della “gara”. Le tappe sono definite in base all’autonomia della Multipla: ogni 500km pit-stop.
Nelle migliori tradizioni la vettura è carica fino al massimo peso consentito: solo per citazione: 2 materassi, cuscino e soprattutto l’affettatrice lì al mio fianco. La visibilità latrale sinistra è praticamente scomparsa e come tutti quelli che hanno l’onore di possedere questa vettura, oltre un certo carico il passaruota posteriore tocca la gomma quando la macchina si imbarca nelle curve a destra: perfetto stile FIAT.
Partenza alle ore 5.00 a.m. da casa. La prima tappa è tutta via terra e si snoda su un percorso che mi porterà verso la profonda Germania. Arrivo previsto ore 6.00 pm a Leipzig. Il Brennero scorre veloce, la Multipla in assetto da gara (quasi come quando aveva trasportato i 5 quintali di piastrelle – impresa già nota alle cronache) fatica a raggiungere i 110kph ma una volta alla velocità di crociera è praticamente un carrarmato, insensibile agli spostamenti d’aria. Siamo arrivati al passo in perfetto orario unica nota dolente il pedaggio al casello. Prima sosta poco dopo per acquistare la Vignette: la tariffa minima comprende otto giorni di pedaggio: tra me e me penso che non mi rivedranno tra così poco tempo. Passeggiata. Due tigelle avanzate dalla sera prima che, come nelle migliori tradizioni migratorie italiane, erano nel sacchetto dei viveri preparato da “Mammà”.
Si riparte in discesa verso Innsbruck: ecco proprio quando sono bello rilassato, lunga discesa con pedale sollevato (in gergo tecnico cut-off) ed ecco accendersi la spia di avaria motore con tanto di messaggio: “Avaria controllo motore: recarsi in officina”, io stavo già pensando di recarmi da un prete, ma poi ho visto che la macchina dopo l’avaria stava marciando a benzina. Prima di evitare la squalifica dalla R.Ac.E. passo subito a metano e poi faccio altri 50km senza problemi. Altra lunga discesa, altro cut-off, ed ecco di nuovo la spia con allarme e passaggio a benzina. Qui, a causa di una mia deformazione professionale, si accende in me la lampadina e invece di disperare inizio una serie di manovre che mi portano ad avvallare la mia ipotesi (cosa non avrei dato per un analizzatore da collegare alla centralina motore…). Problema capito: la spiegazione sarebbe veramente troppo tecnica e forse noiosa per i non addetti ai lavori. I miei ex colleghi staranno sicuramente ridendo. La Multipa è di nuovo ok, voleva solo avvisarmi, messaggio ricevuto; si procede!
Prima tappa ufficiale per rifornire. Esco a Innsbruck ed ecco la prima sorpresa: nel Nord Europa i distributori di metano (ErdGas) sono self-service e funzionano esattamente come quelli della benzina. Basta seguire le figure… Parte il rifornimento e… non credo ai miei occhi quasi 30kg di metano nelle bombole contro i soliti 25kg a cui normalmente sono abituato: ma quanto lo pompano il metano sti Tedeschi?!?

Riparto: a questo punto il navigatore con un sussulto di orgoglio, stanco di mandare sempre in onda la solita immagine delle due linee dell’autostrada, decide di prendere l’iniziativa e mi fa fare una variante in mezzo alle Alpi bavaresi. Innsbruk-Monaco rally della montagna, su e giù per i passi con metri di neve e temperature a -5°C. Grazie, posti bellissimi, strada panoramicissima ma magari sarebbe stato meglio farla senza avere mezza casa in macchina. Benedico il navigatore che gentilmente a Monaco mi porta di nuovo sulla A9 in direzione Norimberga.
Da qui in avanti l’immensa distesa teutonica: cielo grigio nuvole basse e campi infiniti. Le famigerate vetture tedesche sbeffeggiano la Multipla sfrecciandole a fianco a velocità assurde (sulle autostrade tedesche non ci sono limiti di velocità), lei non se la prende più di tanto e infrange il suo nuovo record con oltre 570km percorsi con un pieno di metano e al suo limite di carico. A Norimberga nuovo rifornimento di ErdGas, ormai sono pratico e faccio in un attimo. Sono quasi arrivato; mentre arriva la sera attraverso l’ennesimo parco eolico: si vedono solo i pilastri perché le pale sono così alte che si nascondono in mezzo alla nebbia. Ce n’è ovunque, ne avrò viste a centinaia. Ogni casa, stalla o capannone è coperto di pannelli solari: mho mah qui il sole non l’ho neanche visto col binocolo e sono le 16.30 e c’è già buio, cosa se ne faranno di tutti questi pannelli?!?
Arrivo a Leipzig alle 17.30 e qui in un gesto di vera sfrontatezza decido di andare a fare di nuovo il pieno così il giorno dopo sarebbe stato tutto pronto. Grande genio!!! Nell’ora di punta attraverso la città che secondo me detiene il record di tram e filobus in Europa. Per fare 11km e ritorno ho impiegato un’ora e mezzo. Stavolta l’ErdGas aveva un sapore più amaro!
Prima tappa completata: l’hotel è come previsto, un ostello in stile Germania dell’Est ma nessun problema. Il letto c’è, internet funziona: chiamo le mie donne e sono contento. Non avevo mai fatto così tanta strada in macchina tutta in una volta: 997km dal via!
Alessandro

Alla scoperta di Eskilstuna

Ecco finalmente che scriviamo il nostro primo vero post dopo la premessa iniziale!!!

Con questo possiamo dire che diamo inizio a questa nuova avventura!!

A inizio Gennaio io ed Alessandro siamo volati per tre giorni in terra svedese per studiare un po' il nostro nuovo paese da vicino!

Eskilstuna (Södermanland), paese ad un centinaio di km da Stoccolma nell'entroterra, stretta tra la capitale e la più famosa Göteborg. Lì sarà la nostra nuova casa! Lì il nuovo prato dove si sposteranno le "formiche".


Lì abbiamo iniziato la ricerca di una nuova casa guardando dal vivo un appartamento poi abbiamo continuato via web e... finalmente prima di partire siamo riusciti ad ottenere un bell'appartamento a meno di un kilometro dal centro!
E' vicino a due centri commerciali, in mezzo a una bella area verde, 500 m. dall'asilo del quartiere e dalle scuole.
L'unico problema è che se fino a ieri mi sono sempre detta che non avrai mai vissuto oltre al 3° piano di una palazzina....ora devo ricredermi in quanto il nostro nuovo appartamento è al 7°!!!!!

Va beh....come dice Alessandro: "sarà come stare in attico da cui si vede tutta la città"!

E ora dobbiamo passare alla cosa che più preferisco.....studio catalogo IKEA!!

Ila

Una famiglia di "Formiche"

Come tutte le favole anche questa nostra storia si apre con "C'era una volta..."

C'era una volta è l'icipit di questo nostro blog che ha l'intento di raccogliere pensieri, immagini e parole di un pezzetto della nostra vita. Gli autori siamo noi, Alessandro e Ilaria, e i destinatari siete voi: parenti, amici, colleghi e chiunque questa nostra avventura metterà sul nostro cammino. Vogliamo farvi partecipi della nostra vita e di quello che ogni tanto ci accadrà. Vogliamo condividere per noi e con voi alcuni pensieri, ma soprattutto vogliamo cercare di accorciare un po' la distanza che ci separa e che non ci permette, ogni tanto, di stringerci la mano, di abbracciarci o, perché no, di guardarci dritti negli occhi, avendo già capito tutto gli uni degli altri senza nemmeno scambiarci una parola.

Il nostro diario si intitola "Le Ragioni della Formica". Beh le formiche siamo io e l'Ilaria e le nostre ragioni, le motivazioni che ci hanno portato a fare le nostre scelte, sono qui, tra queste righe e soprattuto tra tutte quelle che seguiranno in futuro.


Noi siamo le formiche! Siamo invisibili agli occhi di questo mondo smisurato, siamo piccole davanti a tutto quello che ci circonda, ma quello che ci contradistingue è che non ci fermiamo mai. Non c'è ostacolo che non possiamo superare o distanza che non possiamo percorrere. Non corriamo, non attacchiamo, non feriamo né, tanto meno, siamo dotati di capacità sopranaturali. Siamo quel che siamo, semplici  persone (formiche) che vivono in un prato chiamato Terra.

Per dovere di cronaca, con noi c'è anche una formichina che si chiama Beatrice, alla quale vogliamo un gran bene e che ci seguirà ovunque noi andremo. Lei è un po' più piccola e indifesa ma è attorno a lei che noi ci muoviamo. Lei non ha scelto di staccarsi dal suo "prato" ma è per lei che noi abbiamo scelto di esplorare nuove strade. Lei è il senso della nostra fatica e del nostro impegno e anche a lei dedichiamo questo diario; magari un giorno potrà rileggerlo e capire un po' meglio le ragioni di certe scelte.