La notte prima andavamo a letto con gli occhi che luccicavano. Contenti,
ansiosi, con la speranza di addormentarci in fretta e di svegliarci il prima
possibile.
Era la notte di Santa Lucia, che, a casa nostra, è sempre stata più emozionante
del giorno di Natale o di ogni altra festa.
Santa Lucia possiede per me un fascino tutto suo. Io son
cresciuto con la gioia di questa tradizione e ancor oggi mi scalda il cuore. Santa Lucia è sempre passata a trovare me e mio fratello anche negli ultimi anni. Posso dire, senza alcuna vergogna, che sulla groppa del suo asinello, si è sempre ricordata di noi, anche in tempi recentissimi.
La mattina ci svegliavamo e trovavamo il suo pacchetto in qualche angolo
della casa. C’era sempre un gran buio, la mattina del 13 Dicembre, e ricordo che da fuori
arrivava la luce azzurra della luna e il sole proprio non ne voleva sapere di
sorgere.
Esattamente in quella mattina così buia quei pacchetti brillavano di una
luce particolare.
Ora la bellezza di quel dono non stava tanto nel contenuto in sé, ma nel
pacchetto.
Carta di giornale, sacchetti di iuta e poi lo spago, la corda di canapa…
tutto profumava di un qualcosa che oggi non riesco a spiegare con la bruttura
della mie parole. Una cosa tipo le mani di una nonna o una tovaglia un po’
slesa lasciata in un cassetto. Quante storie, quanta storia in quel pacchetto.
C’era sì il dono, ma un regalo che sapeva di umiltà, così eccezionale proprio
perché del tutto non convenzionale. E poi c’erano tante parole in quei
biglietti, spesso il biglietto non c’era nemmeno, le parole erano scritte
direttamente sulla carta del pacchetto. Quel foglio di giornale legato con uno
spago acquistava un suo senso proprio.
Santa Lucia non ha mai voluto strafare, ha sempre ricercato l’essenza e la straordinarietà
delle piccole cose. Nei pacchetti qualche mandarino, cioccolate, pistacchi,
noci, semi di zucca e a volte qualche fico secco.
La sua bellezza stava nel fatto che passava sempre. Ogni anno ci si
chiedeva se ce l’avrebbe fatta, se ormai fossimo diventati bambini troppo
grandi, ma lei non si è mai curata più di tanto della nostra età anagrafica.
Per lei contavano altre cose…
Oggi è Santa Lucia anche in Svezia, e qui è una vera e propria istituzione.
Si parte coi Lussebullar, fatti di zafferano e uvetta fino ad arrivare alle
processioni per le strade con le candele accese e i bambini vestiti con la
tunica bianca.
Il giorno di Santa Lucia è come un ponte virtuale che mi lega nel tempo e nello spazio. Lega le mie case e il mio presente al mio passato.
Santa Lucia stanotte è passata a visitare la Bea e le ha lasciato un pensiero
ai piedi del letto. Era già passata anche negli anni precedenti, ma quest’anno
è stato diverso. La Bea ha capito. Ha preso coscienza, sicuramente anche
attraverso il regalo, di cosa sia Santa Lucia. Ha fatto il primo passo verso
una tradizione che manterremo viva nella nostra famiglia. Perché sì, sono
convito che siamo ciò che mangiamo, siamo la lingua che parliamo, ma siamo
anche la storia e le tradizioni che viviamo.
Siamo quelle mani di nonna levigate su un tagliere, siamo quelle macchie di
vino sulla tovaglia, siamo quella carta e quello spago.
Mi manca la mia Santa Lucia, ma mi fa piacere sentire quel piccolo vuoto,
perché solo delle cose migliori si sente la mancanza. Sono felice, allo stesso
tempo, che quel pacchetto ora sia lì ai piedi del letto di mia figlia. Che sia
lì a dire a lei che ci sarà sempre Santa Lucia, e a ricordare a me che c’è sempre
stata.
Grazie Santa Lucia, non sei mai passata invano, nulla è andato perso. Quei
pacchetti sono ancora tutti lì, al sicuro. Grazie per quelli che verranno.