sabato 7 giugno 2014

La prima Barbie non si scorda mai.

E così ci siamo: Sabato 31 Maggio 2014, è arrivata la prima Barbie!

Ormai da alcuni mesi la Bea ripeteva questo nome con una certa frequenza e ogni volta che qualche amica ne lasciava una incustodita lei ci si metteva a giocare.

L’occasione è stata la visita dal dentista.
La Bea è stata veramente brava: non un capriccio o un pianto. Anzi era interessata come sempre. Al ritorno la mamma le aveva promesso un piccolo regalo e così lei aveva optato per un giornale pieno di figure da colorare tra cui un paio dell'eterna bambola.
Una volta a casa se l’è fatta ritagliare e ha iniziato a giocarci…purtroppo però la Barbie 2D non è che dia il meglio di sé, soprattutto in termini di vestiti e accessori, quindi...


Quindi, eccola qui la prima Barbie della Bea. E adesso spazio alla fantasia!!!



giovedì 5 giugno 2014

Il mio mondiale l'ho già vinto!

Io la mia copa do mundo l’ho già vinta. Eh sì, ognuno ha le sue piccole soddisfazioni, ognuno si misura con i propri limiti e ogni tanto si accorge che oltre quelli non si può andare, altre volte però…

Facciamo un piccolo salto indietro. Un paio di mesi or sono, un mio collega mi manda una mail e mi sollecita a rispondere all'invito il prima possibile. Io leggo e poi mi metto a ridere. Ma poi lui insiste e, siccome è una così brava persona, non me la sento di desistere.
Di cosa si trattava? Semplice, di partecipare al torneo di calcio aziendale!!!


Ecco qui svelato il motivo della mia ilarità.

Ora, io ho giocato a pallone per svariati anni, fin da quando ero ragazzino e fondamentalmente sono sempre stato un brocco.
Nel periodo dell’adolescenza ho raggiunto l’apice calcistico vincendo il campionato stando seduto in panchina per circa l’80% del tempo. Poi è sempre stato un susseguirsi di campionati amatoriali dove l’unico motivo per cui riuscivo a giocare era una certa differenza di età rispetto alla media generale.
Dunque se volessi fare un sunto delle mie qualità calcistiche, ne verrebbe fuori questo ritratto:














































No, non vi preoccupate, non mi sono scordato di mettere la foto, è semplicemente così: il vuoto. Tecnicamente lasciamo perdere. Fisicamente posso confermare che madre natura è stata un po’ matrigna (come diceva costui) e quindi rimane ben poco. L’unica cosa che forse mi permetteva di giocare ogni tanto era che ci mettevo tanto impegno e che un po' di fiato ce l'avevo. E siccome, si sa, negli amatori se hai del fiato non stai poi messo così male sono riuscito a giocare fino a qualche anno fa.
Per fare un paragone veramente azzardato potrei equipararmi al buon Gennarino Gattuso, si ma non a quello degli ultimi anni al Milan, no, quello troppa grazia, mi riferisco invece a quando giocava nel Glasgow Ranger in Scozia. Tutta corsa e calci. Due pietre al posto dei piedi e cuore da vendere.
Tornando a me come io abbia potuto giocare a pallone per tutti quegli anni è quindi spiegato così: fiato e calci.



Quando ho risposto al mio collega e gli ho chiesto di mettermi nell'elenco, lui era felicissimo. Pensava di aver fatto l’acquisto dell’anno, si vedeva già mentre innalzava la coppa al cielo. Non sapeva invece che aveva appena preso na gran sòla!
Ad ogni modo, io ero consapevole di quello che mi sarebbe accaduto. Dopo lo sbarco in Svezia, infatti non ero più riuscito ad allenarmi. Causa i tanti impegni e anche un po' di isolamento per più di un anno quasi niente. Poi ero riuscito finalmente a fare una corsetta di qualche chilometro nel fine settimana, ma tutto in modo molto blando: per farla breve,forma fisica azzerata. Senza dimenticare poi che nel frattempo avevo anche collezionato un paio di annetti in più e qualche chilo di addominali da tavola.

Insomma sapevo perfettamente che quello che mi aveva sempre permesso di galleggiare un po’ era svanito e di certo i miei piedi non si erano magicamente trasformati in quelli del pibe de oro.

Morale della favola arriva il giorno della prima partita e io mi presento sul patibolo nello spogliatoio. Innanzitutto vengo a conoscenza del nome della mia squadra: Grabbarna Grus-Kalle. 

Ora Kalle è il nome della macchina rappresentata nel logo, grabbarna grus andrebbe tradotto come "la banda", quindi tutto insieme sarebbe "la banda del Kalle", ma per me rende meglio la mia personale interpretazione: "Quella Sporca Dozzina".

Fatte le opportune presentazioni, i miei compagni/colleghi mi chiedono dove preferisco giocare e poi mi danno una maglietta… ora su questo ci torniamo alla fine del post perché così ci facciamo due risate.

Pronti via, il campo non è proprio il Santiago Bernabéu, ma assomiglia molto di più a quelli un po’ spelacchiati degli oratori di periferia. Niente da recriminare, ci mancherebbe: per i miei piedi anche un campo arato sarebbe dignitoso.
Dopo un paio di minuti quello che già sapevo si manifesta in tutta la sua evidenza. 
Fiato zero.
Chiedo il cambio e con intervalli di 5 minuti riesco, tutto sommato, a chiudere la partita. Dopo 50 minuti (di cui giocati penso meno di 30) si chiude il mio primo incontro in Svezia. A due anni di distanza dalla mia partenza sono di nuovo riuscito a giocare a pallone!!! Anche questa è una banale soddisfazione!

Per gli onori della cronaca l’incontro è terminato 0-0, neanche tanto male poi. Ma il bello non è questo, il bello sono i dettagli.
Primo, se per due anni non mi sono allenato è anche perché alla sera ho fatto i compiti e questo mi ha permesso di poter fare ciò che nel calcio è più importante del calcio stesso: imprecare!!! Fiato per correre non ne avevo ma per imprecare (in svedese), quello sempre. E poi io sono dell’idea che il calcio esiste in tre varianti: il calcio giocato, il calcio guardato e il calcio parlato. Io mi ritrovo in un mix tra la prima e l’ultima versione, quindi poter parlare in campo resta per me una componente fondamentale della partita!
Secondo c’è la condivisione. Sì, la condivisione di momenti semplici, come una partitella di pallone con amici e famigliari. I miei colleghi, prima della partita, sono passati da casa e hanno portato al campo i loro figli/e che hanno assistito e fatto il tifo. Bello no?! Poter condividere anche le cose più semplici...
Terzo c’è l’uguaglianza. La squadra avversaria schierava una Lei in porta e altre squadre avevano un paio di giocatrici tra le loro fila. Qui il calcio femminile ha la stessa dignità, se non di più, di quello maschile. Solo per darvi l’idea della diversità vi faccio presente che solo io mi sono stupito nel vedere un paio di donne giocare insieme agli uomini, per le altre persone normali era una cosa scontata!

Ad ogni modo mi sono divertito e penso che di tante partite giocate, questa, sicuramente, rimarrà nell'almanacco dei miei ricordi.



Solo alcune annotazioni: a fine partita ero messo così male che mi sono fatto accompagnare a casa in macchina. Durante la notte non ho dormito a causa dei crampi e il giorno dopo ho avuto serie difficoltà a sedermi sul WC. Per non parlare del fatto che per riprendere un’andatura corretta ho impiegato circa una settimana. Giusto il tempo per disputare l’incontro successivo.

Comunque i Grabbarna Grus-Kalle sono saldamente in testa alla classifica (se la guardiamo al contrario). Due punti in cinque partire: media retrocessione. Tre reti segnate e 12 subite, siamo la quadra materasso del torneo ma il morale è sempre alto perché siamo certi che prima o poi conquisteremo la nostra vittoria.






Ah quasi dimenticavo, la storia della maglietta!! Nello spogliatoio tutti si presentano al sottoscritto e ovviamente io faccio lo stesso. Gli Svedesi, si sa, l’unica cosa che possono fare nelle competizioni internazionali (Mondiali o Europei) è partecipare. Nonostante la Bosnia gli abbia prestato un gran giocatore, anche quest’anno in Brasile ci andranno solo in vacanza e le partite se le guarderanno comodamente dal divano.
Proprio per questo, quando dico che mi chiamo Alessandro e sono italiano loro associano il mio nome a quello di questo campione qua.
Io vedo in loro un gran entusiasmo, ma dentro di me rimango saldo nelle mie certezze di brocco, ma quando il capitano tira fuori dalla borsa la maglia e me la porge io no riesco più a trattenere le risate e quasi mi sdraio dal ridere:








Niente, nella vita non si può mai sapere cosa ci riserva il futuro… io sono dovuto venire fino in Svezia per capire che ero un numero 10!!!

lunedì 2 giugno 2014

Bem-vindo!!!

A sùn stòff, purté pasìinsia! Che tradotto in un diversamente italiano vorrebbe dire: sono stanco, portate pazienza! Sì, abbiate pazienza, avevo promesso un paio di post di ricongiungimento e le promesse vanno mantenute, ma come detto mi cala leggermente la palpebra.

Dunque, come già anticipato più o meno esplicitamente, ce l’abbiamo fatta: siamo fuori dal tunnel. Abbiamo traslocato e oggi festeggiamo il primo mese nella casa nuova (come dice la Bea). Niente di eclatante, tutto come prima: appartamento per appartamento, affitto per affitto. Quali sono i lati positivi però? Beh la zona è molto più vivibile rispetto a prima. Siamo vicini a tutti nostri punti di riferimento quindi niente bus o macchina. Insomma per dirla tutta un bel salto di qualità in termini di vita quotidiana. E poi ci sono due chicche non trascurabili: la prima è il garage riscaldato che in Svezia durante il periodo invernale è come… come l’imbarco prioritario sui voli RyanAir. La seconda è una piccola uteplats, che ci da quasi l’illusione di un piccolo giardino.
Io, che da quasi due anni e mezzo soffro di una certa astinenza da rastrello (questa è per gli intenditori, agli altri la spiego poi) non mi sono fatto mancare l’occasione di qualche lavoretto di restauro.
Sono molto orgoglioso del mio operato e quindi vi mostro il risultato. Oh mica per fare il fenomeno o lo sborone, ma ogni tanto qualche “banale” soddisfazione possiamo pur condividerla, no?!

Ecco questo è il prima: 1 Maggio 2014.

E questo è adesso: 1 Giugno 2014.


Il trasloco ad ogni modo è andato meglio del previsto. Abbiamo vissuto come degli accampati con gli scatoloni per circa un mese nel vecchio appartamento, ma ne è valsa la pena. A dire il vero le cose sono anche andate abbastanza bene grazie all'aiuto del nonno Franco e della nonna Paola che si sono gentilmente offerti di venirci a dare una mano. Si era offerto anche mio fratello, ma visto quello che era riuscito a fare con una banalissima cassettiera malm al nostro arrivo in Svezia, abbiamo preferito andare sul sicuro. I nonni si sono beccati una delle settimane primaverili più fredde della stagione (4°C ogni mattina), ma pasiensa, ci siamo divertiti. La nostra gita all’Ikea penso non se la dimenticheranno!!

Ad ogni modo tutto liscio a parte qualche punto interrogativo sui precedenti inquilini. Probabilmente i nostri standard sono un po’ troppo elevati, o semplicemente diversi, ad ogni modo per farla breve potrei dire che il nostro concetto di pulizia sta a quello di chi viveva qui come un knäckebröd sta ad una bruschetta col pane toscano (fate un po’ voi).


Come al solito, monumento alla mia Signora che ha pulito e streggiato per quasi una settimana, mentre io mi smazzavo gli scatoloni.

Ah quasi dimenticavo, un grazie anche agli altri nonni, che sono passati a trovarci non poco tempo fa. Grazie soprattutto a Imer per la faticata con il letto della Bea e per le cerniere della cucina!!! Mi sa che viste le ultime esperienze di volo passerà un po’ di tempo prima che avranno voglia di tornare, ma non c’è pericolo, verremo prima noi a salutare.

A nome mio, (io, cioè il sottoscritto) ringrazio tutti i nonni per avermi dato l’opportunità di qualche accesa discussione. Come avrete notato, non è che col tempo io migliori parecchio: aceto sono e aceto resto! Magari tra una trentina d’anni diventerò più balsamico.


Infine ieri sera, cena di bem-vindo con i nostri amici portoghesi e brasiliani. Le tigelle e la culaccia hanno riscosso un successo strepitoso (mai quanto il tiramisù dell’Ilaria). Tutti stra-contenti: soprattutto noi!


Poi c’è Lei, la nostra formichina, che in meno di quattro anni ha cambiato già tre camerette. Lei è una forza della natura, nonostante i sui normalissimi capricci e qualche giornata no. Ci ha aiutato a fare e a disfare. Ha sistemato tutte le sue cose nella cameretta, ha scelto il colore delle sue tende (lila, il mio colore preferito!) e ha già fatto amicizia con tutti i bambini del palazzo. Cosa dire, non passa giorno che non smetta di stupirci.

E così adesso sono proprio in riserva…ci ha fatto piacere rendervi partecipi di un'altra nostra straordinaria banalità. La morale questa volta ce la mettete voi, noi dal canto nostro abbiamo il morale molto alto.


Asevdom!