In un piccolo prato di campagna c’era
una formica laboriosa. Una piccola formica operaia che giorno dopo giorno
raccoglieva le sue provviste aspettando l’inverno. La formica faceva il suo
mestiere e lo faceva con tutta la forza e la dedizione di cui era capace. Era
convinta di fare la cosa giusta, era sicura della sua ragione e che il suo
impegno e la sua costanza l’avrebbero sempre premiata. Era sicura e fiera nel
suo prato, certa nella sua via, fermamente decisa nel perseguire il suo
cammino.
La formica era sola.
Ogni tanto qualche cicala provava
a distrarla ma veniva scansata in malo modo dalla superbia della formica. La
formica, pensava tra sé e sé che non aveva bisogno di nessun altro. La formica
era nel suo prato e il suo prato era la sua sicurezza.
La formica non sapeva guardare né
ascoltare.
Un giorno la formica, girando per
il prato incontrò un’altra formica che per caso passava di lì. Si fermò e ne
rimase incantata. L’altra iniziò a parlarle e a lei sembrò di sognare. Per
quel giorno smise di raccogliere provviste e anche per quello successivo e per
quello successivo ancora. Le due formiche stavano bene insieme ma presto la
prima formica venne nuovamente presa dalla paura dell’inverno e dalla fobica
ricerca di cibo, provviste e sicurezza. Iniziò di nuovo a correre tutto il
giorno a perlustrare ogni angolo e cercò di convincere l’altra formica di seguirla
perché lei sapeva cosa fare e lei non avrebbe mai dovuto temere nulla finché fossero
stati insieme.
L’altra formica, che sapeva guardare
e ascoltare, accettò di aiutarla e di seguirla sempre. Lei si dava da fare e
non la lasciava mai. Nonostante le fosse ripetuto che non era abbastanza
veloce, che non raccoglieva abbastanza provviste e che dovevano fare di più.
Lei sopportava in silenzio, e osservava e aspettava. Lei vedeva con occhi
diversi, lei sentiva col suo cuore. Lei la guardava correre e sudare e dentro
di sé capiva che non ci sarebbe stato spazio per tanti altri momenti come quei primi
giorni passati insieme. Talvolta avrebbe voluto tornare da dove era venuta,
avrebbe voluto lasciare quel prato che poco a poco si era fatto sempre più
piccolo. Ma poi chiudeva gli occhi e vedeva oltre e sognava.
Passò l’estate. Le cicale che
avevano cantato per tutta l’estate se ne erano già andate e, avendo già capito
come girava il mondo, avevano già lasciato da tempo quel prato e se ne erano andate alla ricerca di altre opportunità, le cicale se la cavano sempre! D’altra
parte, si ripetevano: “Non c’è più sordo di chi non vuol sentire”. Le due
formiche erano rimaste sole. La loro casa straripava di provviste tanto che a
fatica riuscivano a starci dentro. L’inverno non era ancora arrivato ma già le
formiche avevano iniziato a razionalizzare le provviste: “Non si sa mai se ci
basteranno per tutto l’inverno, quindi è meglio se le usiamo con parsimonia”,
diceva la prima. Ce n’era a sufficienza per sfamare un intero formicaio!!!
Venne l’inverno e l’ansia del
freddo e delle difficoltà si fece sempre più forte. La formica smise di
mangiare per paura di non avere abbastanza cibo. L’altra le stava accanto e
osservava e aspettava.
L’inverno passò e ai primi raggi
di primavera, la casa tracimava ancora di provviste. Non appena ci fu la possibilità
la prima formica uscì e annusò il profumo dell’aria. Gli sembrò di avercela
fatta e sorrise: per un attimo fu felice. Si sentì contenta e pensò di essere
stata finalmente ripagata dei suoi sforzi. Quanto fatto le aveva permesso di
passare l’inverno e questo la appagava e le dava sicurezza.
Quello stesso giorno iniziò, così,
a raccogliere altre provviste. Quello stesso giorno uscì e cadde esanime senza
potersi più rialzare. Aveva corso per tutta l’estate e per tutto l’inverno si era
privata del cibo.
Incurante di sé stessa, aveva
pensato a riempire la sua casa di cibo che poi non aveva mangiato, aveva pensato
di garantire sicurezza all'altra formica e ora era lì stesa sul punto di
andarsene. Cosa ne sarebbe stato ora dell’altra formica? A cosa gli sarebbe
servito quel cibo?
L’altra formica allora uscì, la
raccolse e la portò con sé. La nutrì incessantemente e non smise mai di parlare
con lei. Non ci fu un giorno in cui le chiese spiegazioni o cercò di cambiarla.
Semplicemente la guardava e le parlava. La formica aveva speso tutto il
suo tempo alla ricerca delle sue sicurezze e aveva perso la sua estate, aveva
perso sé stessa ma soprattutto avrebbe perso quanto di più stupendo gli fosse
mai capitato in quel giardino.
Sì, capitato, nessuna spiegazione
nessun motivo particolare. Semplicemente così. Quello che non era capitato però
era la pazienza, la tenacia e la perseveranza dell’altra formica nell'aver visto oltre nell'aver accettato e nell'aver dato una nuova vita a un piccolo
insetto che come lei aveva incontrato per caso.
Ora le due formiche vivono in un
altro prato e non sanno come sarà l’inverno e cosa il destino ha riservato loro.
Continuano a raccogliere le loro provviste. Lo fanno insieme. Ogni tanto si
fermano e ascoltano le cicale cantare, si fanno una risata. Quando una corre l’altra
rallenta. Quando una è stanca l’altra l’aiuta.
Il caso le ha unite, la loro
forza le tiene insieme. Ci saranno altri inverni e altri prati. Forse le
provviste non saranno sempre abbastanza ma se le faranno bastare. Le cicale ora
ridono perché quelle formiche non fanno altro che faticare, ma le cicale ridono
sempre, le cicale sanno solo vedere e non riescono a guardare.
Altri insetti, talvolta, passano
a trovarle, a volte vogliono solo lasciare un saluto a volte vorrebbero capire qualcosa
di più. Ma non c’è niente da capire, nessun esempio da seguire in due formiche
che raccolgono le loro provviste.
Ognuno nasce come la natura ha
deciso che debba vivere. Ognuno è frutto di una miriade di coincidenze che ne
determinano passato presente e futuro. Quando pensiamo di essere nel giusto
sopravvalutiamo noi stessi e non consideriamo le infinite combinazioni che ci
hanno portato fin lì. Quando sbagliamo non prendiamoci troppo sul serio perché
non abbiamo il potere di controllare nessun destino.
Siamo solo formiche nell'universo.
aggiungerei...
RispondiEliminache le formiche non sono sole, spesso hanno mamme e papà formiche che possono sostenerle, supportarle, comprenderle e.... essere tanto orgogliosi .......
Le formiche sono tenaci, però è bene che nel loro cammino prevedano momenti di riposo e di svago, si...recuperano le forze e la gioia è un gran dono.
Ciao dalla mamma di una delle formiche
bellissimo post. Grazie per averlo scritto
RispondiEliminaUna formica che ha perso molto, preoccupandosi troppo e inutilmente