martedì 4 dicembre 2012

Incipit

Questo post è per un Amico, al quale non saprei parlare in altro modo che così.

In un piccolo prato di campagna c’era una formica laboriosa. Una piccola formica operaia che giorno dopo giorno raccoglieva le sue provviste aspettando l’inverno. La formica faceva il suo mestiere e lo faceva con tutta la forza e la dedizione di cui era capace. Era convinta di fare la cosa giusta, era sicura della sua ragione e che il suo impegno e la sua costanza l’avrebbero sempre premiata. Era sicura e fiera nel suo prato, certa nella sua via, fermamente decisa nel perseguire il suo cammino.
La formica era sola.
Ogni tanto qualche cicala provava a distrarla ma veniva scansata in malo modo dalla superbia della formica. La formica, pensava tra sé e sé che non aveva bisogno di nessun altro. La formica era nel suo prato e il suo prato era la sua sicurezza.
La formica non sapeva guardare né ascoltare.

Un giorno la formica, girando per il prato incontrò un’altra formica che per caso passava di lì. Si fermò e ne rimase incantata. L’altra iniziò a parlarle e a lei sembrò di sognare. Per quel giorno smise di raccogliere provviste e anche per quello successivo e per quello successivo ancora. Le due formiche stavano bene insieme ma presto la prima formica venne nuovamente presa dalla paura dell’inverno e dalla fobica ricerca di cibo, provviste e sicurezza. Iniziò di nuovo a correre tutto il giorno a perlustrare ogni angolo e cercò di convincere l’altra formica di seguirla perché lei sapeva cosa fare e lei non avrebbe mai dovuto temere nulla finché fossero stati insieme.

L’altra formica, che sapeva guardare e ascoltare, accettò di aiutarla e di seguirla sempre. Lei si dava da fare e non la lasciava mai. Nonostante le fosse ripetuto che non era abbastanza veloce, che non raccoglieva abbastanza provviste e che dovevano fare di più. Lei sopportava in silenzio, e osservava e aspettava. Lei vedeva con occhi diversi, lei sentiva col suo cuore. Lei la guardava correre e sudare e dentro di sé capiva che non ci sarebbe stato spazio per tanti altri momenti come quei primi giorni passati insieme. Talvolta avrebbe voluto tornare da dove era venuta, avrebbe voluto lasciare quel prato che poco a poco si era fatto sempre più piccolo. Ma poi chiudeva gli occhi e vedeva oltre e sognava.

Passò l’estate. Le cicale che avevano cantato per tutta l’estate se ne erano già andate e, avendo già capito come girava il mondo, avevano già lasciato da tempo quel prato e se ne erano andate alla ricerca di altre opportunità, le cicale se la cavano sempre! D’altra parte, si ripetevano: “Non c’è più sordo di chi non vuol sentire”. Le due formiche erano rimaste sole. La loro casa straripava di provviste tanto che a fatica riuscivano a starci dentro. L’inverno non era ancora arrivato ma già le formiche avevano iniziato a razionalizzare le provviste: “Non si sa mai se ci basteranno per tutto l’inverno, quindi è meglio se le usiamo con parsimonia”, diceva la prima. Ce n’era a sufficienza per sfamare un intero formicaio!!!

Venne l’inverno e l’ansia del freddo e delle difficoltà si fece sempre più forte. La formica smise di mangiare per paura di non avere abbastanza cibo. L’altra le stava accanto e osservava e aspettava.

L’inverno passò e ai primi raggi di primavera, la casa tracimava ancora di provviste. Non appena ci fu la possibilità la prima formica uscì e annusò il profumo dell’aria. Gli sembrò di avercela fatta e sorrise: per un attimo fu felice. Si sentì contenta e pensò di essere stata finalmente ripagata dei suoi sforzi. Quanto fatto le aveva permesso di passare l’inverno e questo la appagava e le dava sicurezza.

Quello stesso giorno iniziò, così, a raccogliere altre provviste. Quello stesso giorno uscì e cadde esanime senza potersi più rialzare. Aveva corso per tutta l’estate e per tutto l’inverno si era privata del cibo.
Incurante di sé stessa, aveva pensato a riempire la sua casa di cibo che poi non aveva mangiato, aveva pensato di garantire sicurezza all'altra formica e ora era lì stesa sul punto di andarsene. Cosa ne sarebbe stato ora dell’altra formica? A cosa gli sarebbe servito quel cibo?

L’altra formica allora uscì, la raccolse e la portò con sé. La nutrì incessantemente e non smise mai di parlare con lei. Non ci fu un giorno in cui le chiese spiegazioni o cercò di cambiarla. Semplicemente la guardava e le parlava. La formica aveva speso tutto il suo tempo alla ricerca delle sue sicurezze e aveva perso la sua estate, aveva perso sé stessa ma soprattutto avrebbe perso quanto di più stupendo gli fosse mai capitato in quel giardino.

Sì, capitato, nessuna spiegazione nessun motivo particolare. Semplicemente così. Quello che non era capitato però era la pazienza, la tenacia e la perseveranza dell’altra formica nell'aver visto oltre nell'aver accettato e nell'aver dato una nuova vita a un piccolo insetto che come lei aveva incontrato per caso.

Ora le due formiche vivono in un altro prato e non sanno come sarà l’inverno e cosa il destino ha riservato loro. Continuano a raccogliere le loro provviste. Lo fanno insieme. Ogni tanto si fermano e ascoltano le cicale cantare, si fanno una risata. Quando una corre l’altra rallenta. Quando una è stanca l’altra l’aiuta.
Il caso le ha unite, la loro forza le tiene insieme. Ci saranno altri inverni e altri prati. Forse le provviste non saranno sempre abbastanza ma se le faranno bastare. Le cicale ora ridono perché quelle formiche non fanno altro che faticare, ma le cicale ridono sempre, le cicale sanno solo vedere e non riescono a guardare.
Altri insetti, talvolta, passano a trovarle, a volte vogliono solo lasciare un saluto a volte vorrebbero capire qualcosa di più. Ma non c’è niente da capire, nessun esempio da seguire in due formiche che raccolgono le loro provviste.
Ognuno nasce come la natura ha deciso che debba vivere. Ognuno è frutto di una miriade di coincidenze che ne determinano passato presente e futuro. Quando pensiamo di essere nel giusto sopravvalutiamo noi stessi e non consideriamo le infinite combinazioni che ci hanno portato fin lì. Quando sbagliamo non prendiamoci troppo sul serio perché non abbiamo il potere di controllare nessun destino.
Siamo solo formiche nell'universo.

2 commenti:

  1. aggiungerei...
    che le formiche non sono sole, spesso hanno mamme e papà formiche che possono sostenerle, supportarle, comprenderle e.... essere tanto orgogliosi .......
    Le formiche sono tenaci, però è bene che nel loro cammino prevedano momenti di riposo e di svago, si...recuperano le forze e la gioia è un gran dono.

    Ciao dalla mamma di una delle formiche

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  2. bellissimo post. Grazie per averlo scritto

    Una formica che ha perso molto, preoccupandosi troppo e inutilmente

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