Ante scriptum: rileggendo il post mi sono accorto che tra le righe (ma non
solo) emergono molti paralleli italo-svedesi. Fondamentalmente non l´ho fatto per decretare vincitori né vinti, ma vorrei rimarcare il fatto che qui c’è la nostra visione
della realtà indipendentemente da quale che sia la nazione in cui questa si
presenti. Come spesso ribadito qui non c´è la Svezia e nemmeno l’Italia, qui c´è
la nostra Svezia e la nostra Italia. Chi ha orecchi per
intendere, intenda!
Dunque, alcuni post
addietro avevo lasciato un discorso in sospeso. Oggi, a distanza di quasi due
anni, qualche esperienza in più l’abbiamo fatta e quindi possiamo ripartire da
lì.
Questa settimana la Bea è
stata davvero male! Siamo partiti Lunedì con un bel virus intestinale che l’ha
stesa. Vomito e diarrea a ciclo continuo. Meno di due settimane fa eravamo
tutti a letto con l’influenza e adesso eccoci pronti a ripartire.
A parte che non è mai
facile mettere in fila tutte le cose quando si sta male, ma almeno cerchiamo di cogliere gli aspetti positivi per quanto si possa. Quello che ci ha
lasciato questa settimana è una maggiore esperienza sulla sanità qui in Svezia e di questo vi voglio raccontare.
Lunedì infatti, capendo
che non si trattava di un semplice mal di pancia, abbiamo chiamato il vårdcentralen
(Centro per la Salute). Il vårdcentralen è sostanzialmente la versione 2.0 del
medico di base italiano. E' un centro con personale ospedaliero
(medici e infermieri) che ha in cura un determinato numero di abitanti della città.
Ogni città ha diversi vårdcentralen in base alla popolazione. Ogni persona
ha il proprio vårdcentralen (esattamente come il medico della mutua) e in caso di
necessità lì deve rivolgersi. La differenza rispetto al medico tradizionale è
che nel proprio vårdcentralen, oltre alla possibilità delle normali visite, si
ha anche l’opportunità di effettuare analisi e interventi di chirurgia di base.
Quindi, se uno deve fare gli esami del sangue, li può fare lì. Se uno si è
tagliato un dito e ha bisogno di una sutura, sempre lì. Non so bene quando
scatti la soglia per cui dal vårdcentralen si passi all’ospedale (penso che non
tutti i vårdcentralen abbiano le attrezzature per la TAC o non so in caso di
fratture ci sia un ortopedico con relativa sala gessi), ad ogni modo una
persona mediamente sana che ha bisogno di un paio di visite all’anno, per i
classici malanni, o magari degli esami del sangue può tranquillamente non dover
mai metter piede in ospedale. Io la trovo una cosa molto positiva e anche
efficiente, soprattutto in termini di tempo. Ah quasi dimenticavo, in Svezia
(come sempre) si paga tutto, poco e tutti. A parte i bambini, penso fino a 16
anni ma non sono del tutto sicuro, dovrei controllare, e gli anziani, tutti gli
altri pagano. Qui nel Södermalm sono 100sek (circa 11€) per una visita
infermieristica e 150sek (circa 17€) per il medico. Non so dirvi per le analisi
perché le uniche che ho fatto, me le hanno fatte in azienda, ma penso non siano
cifre esorbitanti. Una volta raggiunto un tetto massimo annuale, poi é tutto gratis.
Ad ogni modo non è sempre oro quello che luccica. Il primo aspetto riguarda le modalità di accesso al vårdcentralen.
Occorre sempre prenotare per telefono e se ci si presenta alla reception senza
appuntamento si viene gentilmente (ma neanche tanto) rispediti al mittente. Si
chiama la segreteria automatica e si lascia il proprio numero e personnummer
(codice fiscale) e solitamente si viene richiamati nel giro di un paio d’ore.
Poi l’infermiera alla reception fa un po’ di domande per capire la gravità del
caso e decide quando dare l’appuntamento. Ora, occorre una certa abilità nel
superare l’ostruzionismo delle infermiere addette al centralino che,
generalmente, non si scompongono nemmeno di fronte a parole come privo di conoscenza o morte. A parte un po’ di ironia, a volte
è molto frustrante sentirsi dire continuamente di aspettare un paio di giorni in
attesa che la situazione migliori, soprattutto quando si sta male o quando
vostra figlia ha la febbre a 39C da almeno un paio di giorni. Anche perché il calendario
delle visite è giornaliero. Mi spiego meglio. Vengono fissati solo gli
appuntamenti della giornata in corso e non vengono stabilite visite per i
giorni a seguire. Per cui se si tarda a telefonare non c’è speranza di poter
essere visitati e occorre fare tutta la trafila di nuovo il giorno seguente.
Generalmente dopo le 9.00 del mattino si è spacciati!
Nonostante questo, con
un po’ di esperienza, buone maniere e tempismo si hanno buone probabilità di
vedere un medico entro le 24 ore.
Ora, la Svezia ha, per
scelta o per condizione cronica, carenza di personale medico. A detta di tre
colleghi le cui mogli e compagne lavorano negli ospedali tra Eskilstuna e
Stoccolma, se sei medico o infermiere c’hai da pedalare perché il rapporto
pazienti/medici è abbastanza alto.
Perché dico questo, perché Lunedì, causa
ondata di influenza e varicella che ha investito Eskilstuna, tutti i vårdcentralen
erano intasati e già alle 8:30 di mattina la segreteria per le prenotazioni
rispondeva con il messaggio: chiamate
l’1177, ovvero il numero per l'assistenza sanitaria. In poche parole
avevano staccato il telefono!
Anche con l’1177 occorre
una certa dimestichezza. Primo serve che la batteria del cellulare sia ben
carica. I minuti di attesa in linea sono sempre almeno 20. Se poi si chiama in
orario di pranzo, allora mettetevi comodi perché c’è da aspettare almeno
il doppio. Su questo ho le prove dirette e anche fonti certe che me lo hanno
confermato. Poi, anche in questo caso, c’è sempre da fare opera di
convincimento!
Ad ogni modo dopo la
prima chiamata all’1177, spiegando i sintomi della Bea, otteniamo questo: vätske-ersättning.
Vätske-ersättning è il “farmaco”
prodigioso in grado di sconfiggere qualunque male riguardante stomaco e
intestino. A dire il vero da quel che mi hanno detto in farmacia e da quanto
scritto sopra il foglietto illustrativo, si tratta di fermenti e minerali che
dovrebbero aiutare a ripristinare la flora intestinale, ma qui è un po’ come il
guaritore assoluto per cui un paio di bustine dovrebbero avere lo stesso
effetto della pozione di Asterix e Obelix.
Sfortunatamente vätske-ersättning
non ha avuto gli effetti sperati sulla Bea, che ha continuato a rimettere con
la stessa frequenza per un altro paio di giorni. Mentre quelli del vårdcentralen
erano alle prese con la più grave pestilenza che abbia afflitto Eskilstuna dal
dopoguerra, essendo il centralino perennemente scollegato, abbiamo di nuovo
chiamato l’1177 e dopo quattro giorni ci hanno detto di andare all’ospedale. E
qui si apre un capitolo nuovo.
Dunque l’1177 ha inviato
il nostro anmälan (la nostra notifica)
al reparto Barnakutmottagning ovvero il
reparto di pediatria del pronto soccorso, fornendoci anche tutte le istruzioni
sul come e dove raggiungere il luogo. Arrivati in ospedale la Bea ha rimesso
proprio davanti all’entrata ma per fortuna siamo riusciti ad arginare la
situazione, poi abbiamo seguito alla lettera le istruzioni e siamo andati alla
reception del reparto. Lì avevano già preparato una cartella per la Bea con le
informazioni che avevamo lasciato all’1177. Ovviamente il reparto era tutto su
misura per bambini e famiglie ma, come era prevedibile, anche molto affollato e
pieno di pianti e stridore di denti.
Ecco cosa abbiamo fatto nelle tre ore in
cui siamo stati lì.
Un’infermiera ha
visitato la Bea, che nel frattempo piangeva abbastanza forte per il male alla
pancia, e ci ha assegnato un codice (stessa scala come in Italia: bianco,
verde, giallo e rosso).
Dopo la visita
preliminare ci hanno fatto accomodare in una sala separata lontano da altri
bambini possibilmente infetti (così ci hanno detto).
Il pediatra ha
nuovamente visitato la Bea nel giro di mezzora e ci ha chiesto tutto sulla sua
situazione. Dopo di che ha richiesto le analisi del sangue e delle urine.
L’infermiera ha preso un
paio di campioni e una provetta di urine, la Bea ha ricevuto il suo bel cerotto
colorato e un piccolo regalino, essendo stata molto brava, e poi sono andati in
laboratorio.
Dopo un’altra mezzora è
tornato il medico con i risultati e ci ha detto che tutte le analisi erano a
posto e che molto probabilmente si trattava di un virus intestinale. Perfetto
diagnosi fatta. La cura???
Poco cibo possibilmente
scondito (riso, pane, maccaroni),
acqua o saft con un po’ di zucchero e
per finire vätske-ersättning (di nuovo!!!!).
Se le condizioni fossero
peggiorate contattare nuovamente l’1177.
Anche in questo caso
nulla da eccepire sulla professionalità del personale e la struttura, anche se
un po’ di amaro in bocca mi è rimasto.
Per esempio, durante
l’attesa, una signora, di chiare origini meridionali, con una bambina visibilmente
sofferente, si è recata nella sala del personale e ha letteralmente cazziato tutti
perché si stavano facendo la loro fika mentre bambini stavano male. No, no cosa
avete capito non si tratta della mia Signora, lei dopo gli ultimi corsi
comportamentali al Komvux, ha abbandonato il suo impeto meridionale e adesso ha
un approccio molto più nordico. Praticamente in modo molto pacato e calmo
riesce a mettere le persone di fronte ai loro errori senza che questi abbiano
modo di replicare e li seppellisce sotto l’evidenza dei fatti e questi non
possono far altro che accettare le conseguenze. Ma questa è un’altra storia...
Ad ogni modo come ho
sempre detto, qui in Svezia, toglietemi tutto ma non la fika, che messa così
suona un po’ stano ma è la verità e vale anche al pronto soccorso.
Altra punta di amaro in
bocca quando il medico di fronte alla specifica richiesta di un qualcosa per
calmare il vomito ci ha risposto che non c’era nulla del genere e di continuare
con i rimedi della nonna. Ora io
ultimamente con lo svedese ho fatto progressi e mia moglie molti più di me e
non ci sono stati fraintendimenti linguistici, questo lo garantisco. Lui ha
capito bene la domanda e noi altrettanto la risposta.
Va beh, poco male il
medico ci ha salutato dicendoci che lui passava sempre le vacanze in Italia, che
gli piaceva un sacco Como e poi un bell’arrivederci in italiano-scandinavo.
Venerdì le cose invece di
migliorare sono peggiorate. Il vomito era sempre più frequente e ormai la Bea
non riusciva a trattenere né cibo né liquidi. Quindi, Sabato mattina, collega
il cellulare al carica batterie e chiama nuovamente l’1177. Dopo 45 minuti, ci
dicono che adesso siamo gravi (e grazie al cazzo accidenti!!) e dobbiamo
tornare al pronto soccorso. Essendo Sabato, questa volta il reparto di
pediatria è chiuso e dobbiamo andare al Pronto Soccorso Generale (Akutmottagning).
Perfetto altro giro,
altro regalo. Preso il numero alla macchinetta, spiegato tutto alla reception,
compilato un nuovo foglio nella cartella della Bea, rifatta la visita per
assegnare il codice. E poi di nuovo il medico, l’infermiera, le analisi
sangue-urine, e nuovamente il medico.
La Bea ci è rimasta un
po’ male perché questa volta le hanno messo un cerotto normale e non le hanno
dato nemmeno un adesivo...pazienza.
Arrivano i risultati
delle analisi e il medico ci fa vedere che i valori indicavano un netto
miglioramento. Io le ho fatto notare che ormai gli spasmi le venivano anche
quando beveva un goccio d’acqua e che non riuscendo a trattenere nulla era
molto debole. La dottoressa ha quindi capito che cinque giorni ininterrotti di
vomito e diarrea forse avrebbero debilitato un adulto, quindi figuriamoci una
formichina di 12kg. Abbiamo posto di nuovo la fatidica domanda, sempre in modo molto discreto: non c’è nulla che possiamo usare per fermare gli spasmi??? Io
dentro di me pensavo: se mi risponde vätske-ersättning,
giuro che la mando a cagare lei insieme a tutti i fermenti le esprimo un
minimo di disappunto. Ma qui arriva la sorpresa!
Lei esce, e poi torna
con una siringa che contiene uno sciroppo e ci dice. Questo lo usiamo solo in
ospedale per fermare il vomito, non potete prenderlo in farmacia con la
ricetta. Il vätske-ersättning non usatelo più perché non serve a molto in questi
casi (ma va?!?!). Per un attimo le ho voluto bene e ho ripreso un po’ di
fiducia nel genere umano.
Sabato sera, la Bea ha
preso lo sciroppo datoci “sotto banco”, e ha ripreso a mangiare. Oggi ha un
colorito tendente al rosa, ha mangiato e da quasi venti ore non rimette più.
Sabato, a cena, mentre
la vedevo magiare un po’ di riso, mi sono lasciato andare a qualche confronto
con la mia Signora. Ho fatto un po’ di mente locale sulle mie esperienze da bambino
e su quanto abbiamo sperimentato nel primo anno e mezzo con la Bea in Italia.
Come penso sarebbe
andata in Italia: molto probabilmente avremmo chiamato la pediatra che, in
funzione della gravità, sarebbe venuta a casa a visitare la Bea. Poi, dopo una
normale visita, avrebbe prescritto uno sciroppo (per esempio Plasil o Peridon)
e ci avrebbe detto di tenerla a digiuno o di mangiare in bianco. Tutto senza
uno straccio di esame o senza versare una goccia di sangue. Molto probabilmente
la Bea sarebbe stata male comunque per 4 o 5 giorni e poi si sarebbe ripresa
normalmente. No ospedali, no altri medici no infermieri... una normale visita,
ricetta (ovviamente non elettronica) e medicina.
Giusto? Sbagliato? Non
lo so.
Non lo so nel senso che
non so se questo modo in cui sono cresciuto sia effettivamente il migliore. Se
dovessi sintetizzare, facendo ovviamente le rispettive approssimazioni:
Svezia: tante visite, tante analisi, nessun farmaco.
Italia: una sola visita, no analisi, tanti farmaci.
Quale sia l’approccio migliore, io non lo so, non essendo medico non so se la soluzione migliore sia quella di aspettare che la malattia faccia il suo corso naturale, oppure utilizzare lenitivi che possano alleviare i fastidi (o il dolore) che la malattia provoca. Appunto non lo so e probabilmente mi servirà tempo per scoprirlo. Quello che so è che io sono cresciuto seguendo il metodo Italiano e quindi questo approccio è altamente radicato nella mia mentalità, ecco perché a volte storco un po’ il naso di fronte ad altri approcci. Sono però pronto a mettermi in discussione e a riconoscere l’efficacia di altri metodi.
Io sono uno di quelli
contrari a priori all’uso smodato di farmaci. Spesso mi sono tenuto la mia
emicrania per più di venti ore filate pur di non prendere gli antidolorifici.
Sposo in pieno la teoria di utilizzare gli antibiotici solo quando serve e solo
quando sono realmente efficaci. Apprezzo il fatto che un medico richieda esami
basilari che richiedono meno di un quarto d’ora prima di fare una diagnosi. Tutto
questo sono pronto a difenderlo a spada tratta, ma quando ci vuole ci vuole?!? E
qui sorge il problema: chi è che stabilisce quand’è che ci vuole? Generalmente
il medico che è lì per quel preciso motivo. Ma allora perché di fronte alla
stessa malattia due approcci tanto diversi?
Gli sciroppi vari che
prendevo da bambino in Italia erano realmente necessari? E come faceva il
pediatra a saperlo dopo solo 5 min di auscultazione? E una settimana di vomito
continuo qui in Svezia è realmente necessaria o con un semplice sciroppo
potrebbe essere evitata?
Non c’è malafede in
queste domande, anche perché sono quelle che io mi sono posto al termine di
questa esperienza. Ripeto, la nostra esperienza, i nostri occhi.
Anche un semplice virus
ci ha messo di fronte a cose che banalmente davamo per scontate e che oggi ci
fanno riflettere sulle diversità: lesson
learned.
Bene, l’importante è che
adesso siamo di nuovo tutti friska (sani)
e speriamo di rimanerci per un po’.