giovedì 5 novembre 2015

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[...]

"Mi capita spesso di vedere la Bea come una scatola. 

Fin dal suo primo giorno di vita, lei è stata una scatola stupenda, con un fiocco meraviglioso e la carta luccicante. Una scatola vuota che ha iniziato a riempirsi, dopo il suo primo respiro.

All'inizio mi ero sbagliato; pensavo di avere l’esclusiva sul contenuto della scatola, su casa metterci dentro, e invece no.


Vedi questo è il punto: la scatola si riempie da sola. Io posso cercare di metterci quanto più “me” possibile, ma lei, comunque, continuerà a riempirsi e lo farà assorbendo tutto e ovunque. 
E non è finita: ogni volta che non lo farò io, ci sarà qualcos'altro o qualcun altro che riempirà la scatola.


Se faccio il conto di quante ore passo con Beatrice mi sento sconfortato. Sono gran parte della giornata al lavoro, la mattina sempre un po' di fretta; resta la sera e il fine settimana. 
Lascio ad altri la parte più bella della giornata con lei, lascio ad altri l’esclusiva su quella magnifica scatola e, spesso, non mi piace quello che ci mettono dentro. Ma occorre che lei si confronti, occorre che lei cada e impari a rialzarsi, occorre che sappia riconoscere il bello e il brutto delle cose.

[...]

Perché il tempo che ho con lei è troppo corto, troppo prezioso, e lo spazio in quella magnifica scatola ancora troppo vasto.

Io l’ho scelta e non lascerò a nessuno la sua bellezza."



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