domenica 2 febbraio 2014

Padre & Figlia

Bea sai che giorno è oggi?
È Saaabbbbatooooo!!! Evviva!!!

La Bea adora il Sabato, in realtà a lei piacciono tutti e due i giorni del fine settimana, ma a casa nostra ci sono due sabati dato che la Domenica non è ancora entrata nel suo vocabolario corrente.
Ad ogni modo, sarà che ci alziamo con calma, ci facciamo un bel cappuccio, un cornetto tutti insieme. Sarà che il Papà non urla sempre come un pazzo perché siamo in ritardo e gli tocca sempre di arrivare in ritardo. Sarà che ce ne stiamo in pigiama fino alle dieci e mentre la Mamma fa la spesa noi puliamo casa e facciamo un po' di faccende. Sarà che ce la spassiamo con mille giochi insieme e sarà anche per le infinite storie che ci inventiamo… beh sarà per quel che sarà, ma la Bea il Sabato è proprio contenta!

Ieri per esempio siamo andati al vivaio a cercare un sostituto per il suo fiore che, purtroppo, non si è sentito tanto bene nell'ultimo periodo. E allora abbiamo pensato di mettergliene di fianco un altro nella speranza che con un po' di compagnia si possa riprendere (non penso ce la farà visto che si è ormai ridotto a un mucchio di sola terra e radici, ma questo alla Bea non l'ho ancora detto). 
Questo è quello che lei ha scelto personalmente, bello vero?

  
In queste ultime settimane poi, la Mamis - come la chiama lei - è parecchio impegnata (vedi alla voce: svenska, engelska, kemi, fysik, biologi) e noi ci siamo dedicati ad alcune attività padre-figlia… e quando io e la Bea siamo fuori dalla portata del radar, ne combiniamo sempre delle belle.

Dopo alcune uscite con la pulka siamo dovuti correre ai ripari. Dato che la signorina nonhopauradiniente ha iniziato a gettarsi da veri e propri dirupi senza curarsi della velocità, ci siamo dovuti procurare qualche equipaggiamento di sicurezza: un casco integrale di quelli da discesa libera taglia XXXS. Convincerla a non fare quelle discese era pressoché impossibile e quindi l’alternativa era il casco. I soliti Italiani iper-apprensivi!!!

La Domenica invece ci aspettano le amiche della danza. Un gruppo di biondissime monelle tra i tre e i quatto anni che con i loro tutù rosa si rincorrono per mezz'ora in palestra, cantando ballando e ogni tanto scontrandosi tra loro. Ognuna esibisce con grande orgoglio il proprio completino, corredato di ballerine e per ogni atleta che si rispetti, una luccicante borraccia per reintegrare la perdita di liquidi che tutto quel movimento causa loro. 


La cosa bella è che alle lezione di danza ci sono molti più Pappini (così è come mi chiama lei) che Mamis. Le mamme dopo la prima lezione si erano già scambiate il numero di cellulare e ogni volta si organizzano in una maratona di chiacchiere ininterrotte. I papà, invece, si salutano a malapena e poi si ignorano reciprocamente. Loro contemplano la meraviglia di quella mezzora di silenzio che dovrebbe essere tale se non ci fosse quel gruppo di individui di sesso femminile in perenne assetto da comizio.



Ora fin qui tutto normale, salvo il fatto che la Bea ha la (S)fortuna di avere un padre come me e come si suol dire: tale padre, tale figlia. A causa del mio interesse per alcuni mezzi di locomozione, la Bea ha sviluppato un vero e proprio amore per tutta una serie di giochi. Nell’ordine ci sono i trattori, le mietitrebbie, le pale gommate, le scavatrici, i cingolati, ecc... si insomma tutte cose non proprio così femminili. Ad ogni modo poco importa. La Bea riconosce a centinai di metri di distanza il suono di un traktor e se poi non riesce a vederlo si arrabbia moltissimo.
Ogni sera ci addormentiamo con il riassunto della mia giornata lavorativa e lei vuole sapere quanti mezzi ho rotto (e poi aggiustato) in officina. Vuole tutti i dettagli, per esempio, se si è rotto il motore o una ruota, se poi sono riuscito a sistemarlo o se è ancora fuori uso.

Domenica scorsa il tempo era brutto, la pulka era a riposo e la lezione di danza non era stata entusiasmante, serviva quindi qualcosa per rivitalizzare la giornata.
Ecco allora che io e la mia ballerina ce ne siamo andati al museo. Si ma micca un museo qualunque: siamo andati qui, al Munktellmusseét di Eskilstuna, sede della più grande collezione di mezzi da lavoro usciti dai capannoni della Bolinder-Munktell AB. 


Tutti mezzi restaurati fedelmente e tutti funzionanti. Insomma il riassunto della meccanizzazione agricola Made by Sweden (tanto per parafrasare una pubblicità che sta spopolando qui in Svezia in queste settimane).


La cosa bella è che il gruppo che gestisce il museo, un vero e proprio club di esperti (ex-dipendenti e amanti del genere), ogni volta che vede arrivare un bambino quasi impazzisce dalla gioia (fondamentalmente essendo anche loro bambini dentro voglio condividere con altri simili la felicità dei loro giocattoli). Vi lascio immaginare quando hanno visto entrare una bambinA con gli occhi spalancati davanti a tutti quei trattori. C’è mancato poco che non accendessero il motore a reazione che stanno risistemando nell'officina del museo.

Il museo ha anche una peculiarità: il cartello "vietato toccare" non esiste, anzi si può salire su tutti i mezzi a patto di fare un po’ di attenzione. Noi non ce ne simo fatti scappare nemmeno uno. A fine giornata la Bea sapeva la differenza tra il pedale dell'acceleratore e quello del freno, ma non solo, sapeva come azionare la benna di una pala gommata o come alzare il braccio di uno scavatore. Mi fermo qui altrimenti poi penserete che siamo tutti matti (si forse c’abbiamo un po' il pallino).

Sulla via di casa ci siamo ripromessi di tornare al museo il prima possibile e di portarci anche la Mamis, così si fa un giro in trattore  anche lei .



A me i nostri sabati piacciono tanto, Stella Mia!
Anche uno solo di questi giorni sarebbe sufficiente per ripagarmi di tutti gli sforzi (che poi tanto grandi non sono mai stati). Alla sera mi passo tra la mente le foto della mia campionessa con le sue scarpe da ballo, o mentre guida i suoi trattori, e mi addormento con un bel sorriso, meraviglioso quanto il suo mentre cresce in mezzo a noi.


Buona vita.

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