Un paio di settimane fa, spengo la luce dell'abat jour, tiro un po' su la
coperta e poi faccio per addormentarmi.
La mia Signora, si gira e invece di
dirmi buonanotte mi chiede: Ma te, se dovesse succedermi qualcosa,
ritorneresti in Italia o rimarresti qui?
E dire che non era stata nemmeno una giornata tanto pesante: tutto
abbastanza normale.
Io ci penso un po' su e poi le rispondo: Boh, ora come ora non saprei, qui non
abbiamo nessuno e io non so se ce la farei da solo con la Bea.
Ok - fa lei - anch'io non so bene cosa farei nella situazione
opposta.
Ci siamo messi lì sdraiati, pensando per qualche istante, e poi ci siamo
addormentati.
Non è che io abbia proprio dormito come un bambino, ma alla fine sono
domande che uno si fa e non sono nemmeno poi così tanto banali.
Poi sono passati alcuni giorni e siamo tornati a farci prendere dalla
nostra routine e dai nostri impegni.
Oggi però è successa una cosa particolare che mi ha fatto rivivere questo
flash back!
Eravamo fuori, dopo pranzo, dovevamo fare qualche commissione in centro e
quindi ci siamo fatti una passeggiata. Mentre aspettavamo il momento della
fika, abbiamo fatto una scappata al parco vicino al fiume.
La Bea ha fatto tutti i suoi salti, altalene, scivoli. Poi è arrivato il
solito momento di andare a vedere il parco botanico lì vicino. Tante piccole aiuole in cui ogni mese vengono piantati fiori e piante che vanno in
fioritura in quel particolare periodo.
Mentre la Bea se ne scappa tra i vialetti, un piccolo
cagnolino, una specie di chihuahua, le si avvicina tutto agitato. Lei lo vede e
poi, allungando la manina dice: Cagnolino?!?
Cagnolino?!?
Il cagnolino scappa come una saetta e se ne corre verso la sua padrona. Una
signora sulla quarantina, anche lei a passeggio tra le aiuole.
Noi proseguiamo verso la fine del giardino senza far molto caso a quello
che era successo. Dopo cinque minuti il cagnolino si ripresenta, ma questa volta la padrona è
lì vicino e quando la Bea si abbassa per chiamarlo lei sussurra: Cagnolino…
Accidenti un GN perfetto!! La mia Signora e la Bea salutano la
padrona, chiedendole se possono accarezzare Nicky. Dopo un minuto lei però le
guarda e dice: Siete Italiani?
Io, che ero rimasto un po' indietro, vedo la Bea che fa una faccia strana.
La signora parla italiano benissimo anche se non perfetto. Ci chiede se
siamo lì di passaggio (Eskilstuna non è una città di turismo), ma l’Ilaria le
dice che abitiamo in città da oltre due anni.
Lei sorride, mentre la Bea vuole a tutti i costi prendere Nicky.
Quando stiamo per salutarla, ci chiede, con molta gentilezza, se siamo
liberi e se possiamo seguirla per dieci minuti: vuole presentarci sua madre.
Là più in fondo, vicino al piccolo ponticello vicino allo stagno delle
anatre, c’è una signora seduta che ci osserva arrivare. Sua figlia ci presenta: Mamma, sono Italiani che vivono qui a
Eskiltuna!
La signora ci fa una gran sorriso e poi ci dice: Io sono Maria.
Noi ci presentiamo e iniziamo a raccontarle da dove veniamo e cosa
facciamo. Lei sembra quasi incredula e con accento veneto ci dice di essere
originaria di Vicenza.
Sono arrivata in Svezia
nel ’52 con mio marito, eravamo in cerca di lavoro.
Mio marito ha iniziato a
lavorare alla Bolinder.
Abbiamo avuto quattro
figli.
Poi mio marito ha avuto
un incidente e in seguito ad un intervento è morto: aveva trentotto anni.
Io mi sento leggermente confuso. E' la prima volta che mi capita di avere
una conversazione in italiano con persone che abitano qui. Per di più la
signora in poche parole mi ha già raccontato tantissime cose della sua vita, cose
che a me servirebbero ore prima di parlarne.
Nel frattempo Nicky ha fatto un salto ed è saltato sul passeggino. La Bea
scoppia in una risata fragorosa e non smette più. La signora Maria ci fa tanti
complimenti e anche sua figlia le fa un sorrisone.
Ci fermiamo ancora un paio di minuti. La signora Maria ci chiede un po' dell’Italia e poi ci dice: Mi manca l’Italia,
quando mio marito è morto e mi sono trovata qui con quattro figli non me la
sono sentita di ritornare e sono rimasta qui. Chissà come sarebbe andata se
fossi tornata??
Eh già, un altro universo parallelo.
Ci salutiamo e piano piano torniamo verso casa.
Sulla via del ritorno ci fermiamo nella caffetteria qui vicino a casa.
Una
fetta di torta, un biscotto al cioccolato e due tazze di caffè fumanti. Non c’è
quasi nessuno, solo un anziano signore che sfoglia il giornale. C’è così tanto
silenzio che perfino la Bea si sente in soggezione e parla sottovoce. Il caffè
piano piano si raffredda e la cioccolata si soglie tra le dita della Bea.
Penso alla signora Maria e mi vengono in mente tante domande. Avrei tante
cose da chiederle, sì tante domande.
Spero tanto di rincontrare presto la signora Maria.