Quando ero piccolo ero sempre spaventato dall'imbrunire. Non tanto dal buio o dalla notte, ma dalla percezione che il giorno se ne stava andando e presto non ci sarebbe stata più luce.
Ovunque fossi, ricordo che avvertivo il sopraggiungere della sera e mi bloccavo. Se ero a casa dei nonni o degli zii, mi mettevo davanti ad una finestra, guardavo fuori, aspettando di vedere i fari della macchina dei miei genitori. Piangevo, non volevo più giocare e sentivo quelle ombre che si allungavano
come un vuoto.
Ho sempre avuto tante paure, ma questa me la ricordo meglio di
altre.
- Papà c’è buio?
- Sì, lo so Beatrice.
- Papà ma c’è buio fuori?
- Sì Beatrice ma non ti devi preoccupare adesso ti insegno una cosa. Salta sul letto, schiaccia l’interruttore di fianco alla porta e vedrai che il buio se ne andrà via.
- Papà, papà guarda: si è accesa la luce! La luce!
- Sì, lo so Beatrice.
- Papà ma c’è buio fuori?
- Sì Beatrice ma non ti devi preoccupare adesso ti insegno una cosa. Salta sul letto, schiaccia l’interruttore di fianco alla porta e vedrai che il buio se ne andrà via.
- Papà, papà guarda: si è accesa la luce! La luce!
Io rivedo in Lei quel bambino di trenta anni fa. Lei mi prende la mano, mi
sorride e mi fa superare ogni paura. Io con Lei non ho più paura di niente.
Lei
non avrà mai paura, perché le sue paure le conosco bene e insieme sapremo
sempre come farle passare.
Ricordo benissimo quel giorno: la dottoressa ruotò per qualche istante quel
disco di carta, poi guardò mia moglie e le disse: «Il 29, dovrebbe nascere il
29!»
Io dentro di me ero sconvolto dalla gioia. Lo stesso giorno in cui ero nato
io, un regalo stupendo. Sarebbe nata d’autunno come me!
Io in autunno mi sento a casa. Le giornate si accorciano, c’è meno luce e
la testa mi fa meno male. Le foglie si tingono e la nebbia sfuma i contorni.
Piove piano, leggera.
Il frumento a stento solleva un filo di verde fuori dalla terra, padita e scura.
Io in autunno mi sento bene. Io in autunno ci sono nato, io in autunno sono
rinato.
Quando torno la sera è ormai buio, ma Lei mi corre in contro, mi aiuta a
togliermi la giacca e mi aspetta in camera per una nuova storia, un sorriso,
due giochi.
A volte, mentre giochiamo, chiudo gli occhi e la vedo correre nel giardino
a casa. Foglie di platani color del cuoio, coprono l’erba e fanno un tappeto.
Corriamo, ci rincorriamo le guance rosse e la giacca a vento blu. Mucchi di
foglie alti come montagne e il suono di quel rastrello, sempre uguale, sempre
lento. Tuffarsi e rotolarsi: rumore di felicità.
Lei mi prende la mano, mi sveglia:
- Papà giochi?
- Certo Bea, tutta la vita!
Vedi Stella, io di sbagli ne ho fatti tanti e tanti sono quelli che ancora
farò, ma da qualche anno a questa parte so anche che una cosa meravigliosa
nella mia vita l’ho fatta: sei Tu! Che tu capisca oggi queste mie parole poco
importa, le capirai quando sarà il momento.
Io ho capito quelle che mi sono state dette, tu capirai a tuo modo le mie.
Oggi guardo queste tue mani mentre tu dormi. Le ho accarezzate subito, appena
hai fatto il primo vagito, le stringo ogni giorno per sentirle mie, per
accorgermi ogni istante di quanto in fretta passi il tempo.
E in quelle mani c’è il nostro segreto, ci sono le nostre paure, c’è la
forza che ci fa andare avanti e c’è il nostro essere nati d’autunno.
Tenetevi sempre per mano, aiutatevi e allargate il cerchio inserendo sempre nuove persone e nuove mani.
RispondiEliminaPiù mani, più sicurezze e aiuti.
Poi ci sono i platani ......
Auguri! Post bellissimo
RispondiEliminaMila
A voi l`inverno svedese nemmeno vi sfiora. Perchè il sole è dentro di voi!!!
RispondiEliminaAuguri ragazzi.
Grazie a voi che ci fate sempre sentire la vostra voce e condividete con noi le gioie e i dolori della nostra avventura.
RispondiEliminaPer Franco: quando nasci e cresci per trent'anni in mezzo alla nebbia e all'umidità della pianura padana, l'inverno svedese ti sembra un sogno.
Alessandro
piango...lele
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