La notte prima andavamo a letto con gli occhi che luccicavano. Contenti,
ansiosi, con la speranza di addormentarci in fretta e di svegliarci il prima
possibile.
Era la notte di Santa Lucia, che, a casa nostra, è sempre stata più emozionante
del giorno di Natale o di ogni altra festa.
Santa Lucia possiede per me un fascino tutto suo. Io son
cresciuto con la gioia di questa tradizione e ancor oggi mi scalda il cuore. Santa Lucia è sempre passata a trovare me e mio fratello anche negli ultimi anni. Posso dire, senza alcuna vergogna, che sulla groppa del suo asinello, si è sempre ricordata di noi, anche in tempi recentissimi.
La mattina ci svegliavamo e trovavamo il suo pacchetto in qualche angolo
della casa. C’era sempre un gran buio, la mattina del 13 Dicembre, e ricordo che da fuori
arrivava la luce azzurra della luna e il sole proprio non ne voleva sapere di
sorgere.
Esattamente in quella mattina così buia quei pacchetti brillavano di una
luce particolare.
Ora la bellezza di quel dono non stava tanto nel contenuto in sé, ma nel
pacchetto.
Carta di giornale, sacchetti di iuta e poi lo spago, la corda di canapa…
tutto profumava di un qualcosa che oggi non riesco a spiegare con la bruttura
della mie parole. Una cosa tipo le mani di una nonna o una tovaglia un po’
slesa lasciata in un cassetto. Quante storie, quanta storia in quel pacchetto.
C’era sì il dono, ma un regalo che sapeva di umiltà, così eccezionale proprio
perché del tutto non convenzionale. E poi c’erano tante parole in quei
biglietti, spesso il biglietto non c’era nemmeno, le parole erano scritte
direttamente sulla carta del pacchetto. Quel foglio di giornale legato con uno
spago acquistava un suo senso proprio.
Santa Lucia non ha mai voluto strafare, ha sempre ricercato l’essenza e la straordinarietà
delle piccole cose. Nei pacchetti qualche mandarino, cioccolate, pistacchi,
noci, semi di zucca e a volte qualche fico secco.
La sua bellezza stava nel fatto che passava sempre. Ogni anno ci si
chiedeva se ce l’avrebbe fatta, se ormai fossimo diventati bambini troppo
grandi, ma lei non si è mai curata più di tanto della nostra età anagrafica.
Per lei contavano altre cose…
Oggi è Santa Lucia anche in Svezia, e qui è una vera e propria istituzione.
Si parte coi Lussebullar, fatti di zafferano e uvetta fino ad arrivare alle
processioni per le strade con le candele accese e i bambini vestiti con la
tunica bianca.
Il giorno di Santa Lucia è come un ponte virtuale che mi lega nel tempo e nello spazio. Lega le mie case e il mio presente al mio passato.
Santa Lucia stanotte è passata a visitare la Bea e le ha lasciato un pensiero
ai piedi del letto. Era già passata anche negli anni precedenti, ma quest’anno
è stato diverso. La Bea ha capito. Ha preso coscienza, sicuramente anche
attraverso il regalo, di cosa sia Santa Lucia. Ha fatto il primo passo verso
una tradizione che manterremo viva nella nostra famiglia. Perché sì, sono
convito che siamo ciò che mangiamo, siamo la lingua che parliamo, ma siamo
anche la storia e le tradizioni che viviamo.
Siamo quelle mani di nonna levigate su un tagliere, siamo quelle macchie di
vino sulla tovaglia, siamo quella carta e quello spago.
Mi manca la mia Santa Lucia, ma mi fa piacere sentire quel piccolo vuoto,
perché solo delle cose migliori si sente la mancanza. Sono felice, allo stesso
tempo, che quel pacchetto ora sia lì ai piedi del letto di mia figlia. Che sia
lì a dire a lei che ci sarà sempre Santa Lucia, e a ricordare a me che c’è sempre
stata.
Grazie Santa Lucia, non sei mai passata invano, nulla è andato perso. Quei
pacchetti sono ancora tutti lì, al sicuro. Grazie per quelli che verranno.
qui è Novembre, uno dei mesi cruciali della Svezia, nel senso che se resisti
adesso, allora ce la puoi fare per tutto l’anno. Piove, il cielo è nero e c’è
buio. Già poco dopo le tre di pomeriggio si fa sera. La neve tarda ad arrivare e
le luci del Natale sono ancora lontane. Anche gli Svedesi manifestano un certo
grado di insofferenza in queste giornate così cupe. Molti di loro cercano un
momentaneo sollievo con qualche breve vacanza in posti decisamente più esotici.
Bene, ho risposto all’ultima tua domanda: com’è il tempo lì? Ora mi mancano solo tutte le altre. Sai, ti
avevo chiesto di poter raccogliere le idee e questo è quello che ho fatto. Ti
posso assicurare che in questi giorni ho pensato spesso alla tua mail… confuso.
Confuso da tanti pensieri.
Ora vedi, alla fine, mi sono deciso e ho voluto scriverti sul Blog perché
qui ci hai conosciuto.
All’inizio avrei voluto risponderti punto su punto. Sul lavoro, la casa,
l’asilo, il cibo, le amicizie e tutto quanto ti sarebbe interessato ma poi, poi
ho realmente pensato in che modo potevo esserti d’aiuto. Tutte le informazioni
che cerchi le puoi facilmente trovare in tantissimi siti internet o blog di
famiglie e persone che vivono in Svezia. E tra l'altro ti posso assicurare che
sono molto meglio di me a descrivere con dovizia di particolari i tecnicismi
del vivere qui.
Fondamentalmente potrei raccontarti questi quasi due anni di vita quotidiana, ma lo farei con i miei occhi e la visione che tu ne
avresti attraverso il filtro della carta (digitale) sarebbe in parte distorta.
Ti posso riassumere l’essenza del mio pensiero di fronte a quelli che io ho
appena definito i tecnicismi.
Per vivere in maniera normale con una famiglia DEVI avere un lavoro.
Per avere un lavoro DEVI parlare la lingua.
Per farlo DEVI studiare.
Sei e sarai sempre quello che sei, ovvero uno STRANIERO in mezzo ad altre
persone che potranno essere abitanti del posto o stranieri a loro volta. Questo
non lo puoi CANCELLARE e se anche volessi farlo sarebbe come voler cancellare ciò
che sei e quindi rinnegarti. Accettarlo e farne un punto di forza potrà solo
aiutarti.
La Svezia è un PAESE CIVILE e MODERNO che è arrivato con la sua storia fino
ad oggi. Ha tanti lati positivi e anche tantissime CONTRADDIZIONI. E’ parte di
un mondo incasinato e fa quel che può per non rimanerne schiacciata.
Quelli che per me potrebbero essere difetti sono pregi per altri e
viceversa.
Vuoi fare i CONFRONTI? Benvenuta, sarai in ottima compagnia.
ADATTARSI e MALINCONIA sono due parole con le quali dovrai fare i conti e
quando busseranno insieme dovrai essere ben preparata e avere le spalle larghe.
BABBO NATALE NON ESISTE! Si hai capito bene, sai la Svezia di Pippi
Calzelunghe, dei boschi verdi, dello stato sociale e tutti gli altri luogo
comuni che spopolano nel mainstream?! Esatto, tutta quella roba lì non esiste!
Molte delle cose che vengono idealizzate sono solo strumentalizzate dai molti
media per raggiungere obiettivi altri. Tante cose positive esistono tutt’ora ma
un conto è la realtà, un altro sono le favole. Si, esiste un signore con la
barba lunga e bianca vestito di rosso, ma non va di certo in giro su una slitta
volante a consegnare i doni a tutti i bambini del mondo. Spero tu abbia capito!
Per il resto tutto è soggettivo. Alcuni si lamentano della chiusura (intesa
come riservatezza) delle persone, pensa che gli Svedesi dicono a me che sono una
persona introversa. Questo per dirti che a me la loro riservatezza non da
nessun fastidio, c'è invece chi non la sopporta. E poi ci sarebbe da parlare del clima ma anche in questo caso
dopo aver passato trent’anni in mezzo alla nebbia e all’afa padana, beh,
l’inverno e l’estate svedesi ti fanno sorridere.
Ecco, mi fermo qui perché alla fine non è di questo di cui vorrei parlarti.
Penso che se tu desideri veramente la Svezia, tutte le informazioni che ti
interessano le puoi facilmente trovare e soprattutto penso sia anche molto
propedeutico che tu inizi a spulciare siti in lingua svedese, giusto per capire
che quello diventerà il tuo pane quotidiano per parecchio tempo. Come dire: io
credo molto nell’auto apprendimento e nella propedeuticità dei propri errori.
E allora, di cosa mi
vuoi parlare? - ti chiederai tu. Beh, vorrei solo rispondere a quell’unica domanda che ti
ho fatto: tu che cosa cerchi?
Ecco a cosa ho pensato per tutta questa settimana… cosa ho cercato e cosa continuo
a cercare io.
Potrei risponderti che ho cercato un miglioramento
per la mia vita e quella della mia famiglia, similmente a come mi hai risposto
tu, ma cosa vorrebbe dire un miglioramento…cos'è una vita migliore?
Sai, se guardo alla cose materiali, se dovessi fare un mero bilancio di cosa
ho lasciato e di cosa ho trovato, lasciamo stare non c’è storia. Se ti dicessi
che ho lasciato il sogno di ogni famiglia tipica italiana, probabilmente non mi
crederesti ma io insisterei col farti vedere la mia casa in campagna con il
giardino sempre curato, le macchine nel garage, le biciclette per le passeggiate
e le sdraie e l’ombrellone per l’estate, la cucina laccata e il condizionatore.
Due ottimi lavori, le partite di calcio il venerdì. Nonni, bisnonni, zii e
cugini sempre pronti a dare una mano e poi gli amici, le nostre pizzate e le
grigliate d’estate. Potrei continuare per ore e poi dirti che allo stesso tempo
non ho trovato il sogno svedese qui ad accogliermi (le famose tre V: Villa,
Volvo, Vovve). Ho trovato, invece, un condominio fatiscente con un appartamento
che ha più anni di me, la lavanderia in un edificio a dieci metri da casa,
qualche ubriaco in ascensore e ogni tanto la macchina della polizia che viene a
raccogliere qualche drogato. L’autobus alla mattina e l’SFI alla sera, dove,
guardandoti intorno, ti accorgi di essere l’unico leggermente pallido rispetto a un mare di Siriani, Somali o Iracheni
che spesso e volentieri litigano tra di loro su questioni sconfinatamente
futili. Ho trovato i mille problemi della società moderna: con i negozi
sfavillanti e i medicanti davanti.
D’accordo, non vado oltre perché fondamentalmente sai perfettamente di cosa
parlo. Chi non te lo racconta, mente. Perché chi tace una verità, mente!
La mia qualità della vita è peggiorata?? Molti ti direbbero di si, io ti garantisco
che non è mai stata così alta. Perché non ho perso nulla, ho guadagnato tutto!
Che tu ci creda o no, non sono quelle COSE che mi mancano. Non sono quelle
cose che desidero riavere. Non mi manca niente perché quello è niente. Le
pietre di una casa, rimangano pietre. Erano polvere prima che io nascessi e
polvere saranno quando me ne andrò. Non parlano, non amano non odiano, non
piangono né sorridano. Tu puoi anche dirmi che quelle pietre, una sopra l’altra
hanno fatto una casa, piena di ricordi e di bei momenti… i ricordi non sono
nelle pietre, ma nel mio cuore. I ricordi si muovono con me e mi sorreggono
quando c’è bisogno. Quelle sono e rimangono cose, sta poi a noi decidere il
valore che devono avere nella nostra vita.
Potrei desiderare una villa sul lago con i fiori sul vialetto, una Volvo
sotto alla tettoia e il cane che scorrazza in giardino. Potrei sognare le
vacanze in Grecia d’estate e in Norvegia d’inverno a sciare. Poi poteri volere
un nuovo cellulare perché, quello che ho, ha già un anno di vita. Una macchina
più grossa perché la sacca da golf nuova che ho preso non si abbina con gli
interni. E poi c’è l’estetista e il corso di pilates di mia moglie e le lezioni
di equitazione per mia figlia, quelle di tennis, quelle di nuoto quelle di
pattinaggio, quelle di danza e… e… e…
E’ questa la qualità della vita? E’ questo che dovrebbe giustificare il mio
essere? E questo che darebbe la misura della mia esistenza e della mia
realizzazione come persona?
A volte mi terrorizza che questo, che molti definiscono sogno, possa
permeare nel cuore di mia figlia e renderla schiava. Schiava di bisogni che non
ha, di sogni che non sono i suoi, di una vita che non sarà tale fino a quando
sarà spesa nella rincorsa di COSE.
Per tutti questi motivi e per questo mio modo di pensare, mi sono sempre
sentito straniero in Italia. Una persona in silenzio, come chi non può parlare
perché non consce la lingua. Poi un giorno ho deciso che se proprio avessi
dovuto continuare a sentirmi straniero allora lo avrei fatto lontano dalla mia
casa, e quindi sono venuto qui.
Non mi manca niente, anzi continuo a credere di aver ricevuto troppo.
A dire il vero, forse qualcosa mi manca… mi manca il profumo dell’erba
appena tagliata. L’odore del fumo di foglie bruciate, il suono delle campane.
Tu, sorridendo, penserai che queste sono forse cose di poco conto, io ti posso
assicurare che, quando ci penso, a stento trattengo le lacrime per la forza con
cui questi ricordi arrivano nello stomaco. Quante macchine, case o quant’altro
scambierei per quei profumi!
E infine arriviamo al miglior stile di vita, per noi, ma soprattutto per i
nostri figli. Si perché ovviamente vogliamo sempre il meglio per loro. Il
futuro più radioso (e glorioso) della storia, proprio quando la storia ha
deciso che fosche nubi si addenseranno all’orizzonte.
Qualcosa di migliore, qualcosa di unico, insomma qualcosa in più,
infondendo in loro quel primordiale desiderio del non accontentarsi mai. La
rincorsa perenne verso un orizzonte che si sposta sempre più velocemente. E il
presente non esiste e viviamo nella proiezione di noi stessi in un futuro che
spesso esiste solo nella nostra immaginazione. E cosa succede quando tutto il
desiderabile non può essere raggiunto? Quando la realtà bussa? E ti assicuro che non la puoi fare aspettare...
Cerchiamo le migliori scuole, le migliori università (sulla base di quali criteri
non è mai troppo chiaro), salvo poi scoprire che il sistema pedagogico italiano
è preso a modello proprio da quei paesi che noi giudichiamo migliori.
Vediamo nostro figlio come l'ingegnere che costruirà ponti in grado di collegare i continenti e nostra figlia come il medico che sconfiggerà
il cancro. Il sogno di ogni madre o padre. Nessuna madre però vede in
quell’ingegnere l’uomo che progetta le armi chimiche che ogni giorno cadono in
ogni angolo dimenticato di questo mondo. Oppure una psicologa che imbocca di
antidepressivi quei centinaia di malati che la società produce ogni giorno.
Un esercito di tecnici, super specializzati in grado di entrare nel mondo
del lavoro in tempo zero. Legioni di ingegneri, architetti, softweristi,
controller, operatori di borsa… istruiti, istruitissimi! Ligi al proprio
lavoro, realizzati ogni giorno per aver aumentato i guadagni loro e della loro
azienda, per aver sfornato sempre più auto, costruito sempre più case, diffuso
sempre più apps, venduto sempre più derivati. Perché non ce nulla di male, ci
pagano per questo… per aumentare la produttività, accrescere l’efficienza…
incrementare esponenzialmente la nostra deficienza. Invadere il mondo di sempre
nuovi prodotti. E non importa se molti di questi non servono a niente o nessuno
vuole comprarli, ci pensa la nostra cara e amatissima TV (teven, alla svedese) a iniettarci
la quotidiana dose di desiderio indotto. E la Svezia non è immune a questo virus!
Ma lo facciamo in nome di un futuro migliore… perché ai nostri figli non
manchi mai nulla. Perché devono essere sempre felici. Non importa se poi li
facciamo crescere ad altri perché noi siamo troppo impegnati a “portare a case
la pagnotta”. Quel pane che ci riempie la pancia.
E' questa l’istruzione che cerchiamo? Il mito dell’avere?! La rincorsa
all’apparire?!
Perché se questo è il miglioramento che intendi, il mondo ne è strapieno e
lo puoi trovare in ogni paese senza per forza venire in Svezia.
Esistono elenchi dei professionisti maggiormente richiesti nei paesi
Scandinavi, come del resto in tutta Europa. Controlla se ai primi posti
figurano docenti di letteratura o filosofia, professori di musica, registi,
artisti, intellettuali… l’incubo di ogni madre o padre.
Punti di vista.
Ora che ti ho portato fino a qui, ti devo qualcosa, e quindi ti dico cosa
ho trovato, così potrai trarre tu le tue conclusioni.
Ho trovato la storia del mio paese. Letta a notte tarda su pagine di libri
che le scuole non fanno più studiare. Ho letto tanto e ho cercato di capire
tutto il male che le stanno facendo. Perché domani mia figlia verrà da me e mi
chiederà il conto. Lo farà semplicemente con un perché. E io dovrò saper rispondere a quel perché e non potrò
sottrarmi dallo spiegarle il perché il suo nome è diverso da quello dei suoi
compagni di scuola, il perché lei parla una lingua che non è la stessa e
soprattutto perché continuano a chiamarla Italiana.
Ho trovato tanti, tantissimi dubbi. Più di quanti ne potessi immaginare. Ma
da quei dubbi è nata la forza per cercare risposte. Mi sono sempre messo alla
prova. Mia moglie dice che mi complico sempre la vita. Io sfido e logoro me stesso! Si è
vero, ma in quella sfida cerco chi sono. A volte ho trovato. Spesso mi sono
perso. Il giorno in cui mi sfiderò con sfide che sarò sicuro di vincere, sarà
il giorno in cui avrò smesso di essere me stesso.
Ma se parlo così, con tutta questa superbia, è perché in tutto questo sali
e scendi ho trovato ciò che realmente mi sorregge e mi spinge.
Mia moglie e mia figlia.
Senza mia moglie probabilmente non staresti nemmeno leggendo queste
parole. Senza di Lei non mi sarei mai rialzato quando, piegato in due sulle
ginocchia, guardavo dal basso l’asticella che troppo in alto avevo spostato.
Senza di Lei molto di tutto questo non ci sarebbe. A volte penso che ci debbano
essere altri motivi per cui si ostini a seguirmi. Io ci provo a convincermi che
ci sia qualcos’altro, perché nell’istante in cui realizzo che lo fa solo per
quella cosa che chiamiamo Amore, beh, in quell’istante io mi perdo e mi sento
infinitamente piccolo. Si, piccolo di fronte alla grandezza dei suoi
sentimenti, alla sua tenacia nell’accettarmi così come sono, nel venirmi sempre
in aiuto ogni volta che vado oltre il limite. Sono infinitamente
irriconoscente, perché sono certo che non riuscirò mai a ripagare tutto questo.
E se Lei mi sostiene, mia figlia mi spinge. Mi spinge a studiare la sera
tutte le parole nuove che impara all’asilo. Mi spinge a superare la mia
chiusura. Mi spinge a darle l’esempio e a farle vedere che non c’è nulla di
male nella sua timidezza.
Mia figlia ogni sera non vuole sapere se è stata una brutta giornata o il
perché ho fatto tardi. Mia figlia vuole prendere per mano quel bambino di tre
anni che lei chiama papà e vuole
giocare con lui fino ad addormentarsi.
La scorsa settimana ho anche trovato questa:
Una canzone che mi avevano fatto ascoltare durante le prime lezioni di SFI. E’
tornata mentre ero in macchina e per alcuni minuti mi sono sentito felice.
Felice perché capivo il testo e le parole. Perché non mi sembrava vero di
essere in grado di ripetere, quasi a memoria, il ritornello.
Perché quando sai quanta fatica hai fatto, allora sai anche quanto grande è
la soddisfazione.
Ho trovato anche tante persone nuove che prima non conoscevo. Di tante
nazionalità, colori e costumi. Le ho ascoltate e loro hanno ascoltato me. Mi hanno
fatto riflettere e capire in quanti siamo a trovarci ora adesso su questa palla
blu. Ho trovato tanti punti di vista, che un poco alla volta hanno modificato
il mio.
Ma alla fine hai trovato
quello che cercavi? Non lo so!
Sicuramente ho cercato e ho trovato qualcosa, ma non so dirti se sia tutto.
Ho avuto alcune risposte. Tantissime domande ancora aspettano.
Di una cosa però sono certo: ho cercato! Nessuno mi ha costretto, nessuno me lo ha fatto fare.
Ho voluto, ho deciso, ho cercato.
Cosa ci sia dietro questa volontà a volte me lo domando ancora. Penso che
dietro alla mia volontà, ci sia solo altra volontà. Volontà di conoscere, di
capire, di cercare e scoprire.
Ecco ora, avrai sicuramente le idee più confuse e magari non avrai ricevuto
le informazioni che cercavi, ma ti rimane il tuo sogno. Indipendentemente da
dove tu voglia realizzarlo. Che sia Svezia, Italia o semplicemente il paesino
in cui abiti lo sai solo tu dove lo realizzerai. L'unico consiglio che ti do è
quello di informati il più possibile. Informati sulla Svezia e magari questo Blog non è il posto migliore in cui farlo anche perché, ti ricordo, è scritto da persone che abitano qui da
meno di due anni. Ci sono persone che la Svezia l’hanno vista cambiare nei
decenni, queste sono le porte che devi bussare se veramente ti interessa capire
cose succede da queste parti. Ma informati anche sul tuo paese, su quell’Italia
che vorresti lasciare per un po’. Ti assicuro che sotto a quello strato di
fango, che continuamente le viene gettato addosso, ti potrà riservare tante
sorprese. Il resto è solo dentro di te.
Ecco con questo post metto definitivamente a repentaglio il mio matrimonio,
la mia stabilità famigliare e forse anche parte della mia futura esistenza.
Ma come si sul dire: ildestino premia gli audaci, quindi oggi
voglio essere audace.
Questo è il frutto del lavoro della mia Signora. Dopo poco più di un anno
di studi di svedese ieri ha consegnato questo alla sua insegnate, la quale si è
espressa in questo modo:
"Ilaria,Jag tror att det bor en liten poet i dig. Du beskriver väldigt målande och jag tycker att du förmedlar en känsla som är både lite vemodig men ändå full av framtidstro och styrka. Jag tycker att särskilt om dina metaforer."
Vi pubblico la sua opera:
Till dig som vill lämna en tråkig hemland
Packa alla dina grejer
och
Glöm bort alla vanliga färger.
Säg hej då på ditt kära språk
och
Välkomna en ny okända ort.
Kom ihåg alla goda
smaker
Gör ny plats för många nya saker.
Om du ska inte få nya
vänner
Ta det lugnt
Ibland det händer.
Bli redo att träffa
många svårigheter
Glöm inte alla hemligheter.
Gör allt fört som hälst
Finns alltid en snabbare häst.
Flytt ifrån ditt hemland
Men först
Fyll din ficka med många
pengar.
Premesso che io, oggi, non saprei scrive due righe in rima baciata in
italiano (fatto salvo per la solita sole-cuore-amore), la cosa più stupefacente
non è solo che Lei è riuscita a farlo in svedese, ma soprattutto è riuscita a
esprimere con una semplicità sconcertante il nostro sentirci emigrati.
Si, lo ammetto noi siamo persone semplici, senza grandi pretese. Ci mimetizziamo
bene tra la folla, manteniamo un profilo basso e molto spesso ci accontentiamo
delle piccole cose. Ma sappiamo anche capire quando una cosa è importante e
quando merita di essere valorizzata per tutta la sua importanza.
Queste poche righe, che molto probabilmente potranno far sorridere i puristi, sono il raggiungimento di un
altro piccolo traguardo…e solo noi sappiamo quanto impervia è stata la via per
arrivare fin qui.
Ila, sono rimasto senza
parole quando me l’hai letta la prima volta e ancora adesso rimango stupito.
Appena avrai finito di leggere questo post (che ovviamente ho scritto a tua
insaputa), ti prego di non prendere decisioni affrettate. Primo perché sai
benissimo che l’ho fatto a fin di bene e secondo perché mi devi ancora aiutare
a tradurre tutto quello che mi chiede la Bea quando mi parla in svedese!!!
Voi non potete capire quanto enorme sia la mia frustrazione ogni volta che
mia figlia mi mette alla prova con nuove parole e mia moglie che se la ride
mentre guarda la mia faccia da beota con sopra un enorme punto interrogativo.
PS. Non ho tradotto volutamente per non rovinarla, ad ogni modo il nostro Google Translator funziona perfettamente!
Quando ero piccolo ero sempre spaventato dall'imbrunire. Non tanto dal buio o dalla notte, ma dalla percezione che il giorno se ne stava andando e presto non ci sarebbe stata più luce.
Ovunque fossi, ricordo che avvertivo il sopraggiungere della sera e mi bloccavo. Se ero a casa dei nonni o degli zii, mi mettevo davanti ad una finestra, guardavo fuori, aspettando di vedere i fari della macchina dei miei genitori. Piangevo, non volevo più giocare e sentivo quelle ombre che si allungavano
come un vuoto.
Ho sempre avuto tante paure, ma questa me la ricordo meglio di
altre.
- Papà c’è buio? - Sì, lo so Beatrice. - Papà ma c’è buio fuori? - Sì Beatrice ma non ti
devi preoccupare adesso ti insegno una cosa. Salta sul letto, schiaccia
l’interruttore di fianco alla porta e vedrai che il buio se ne andrà via. - Papà, papà guarda: si è
accesa la luce! La luce!
Io rivedo in Lei quel bambino di trenta anni fa. Lei mi prende la mano, mi
sorride e mi fa superare ogni paura. Io con Lei non ho più paura di niente.
Lei
non avrà mai paura, perché le sue paure le conosco bene e insieme sapremo
sempre come farle passare.
Ricordo benissimo quel giorno: la dottoressa ruotò per qualche istante quel
disco di carta, poi guardò mia moglie e le disse: «Il 29, dovrebbe nascere il
29!»
Io dentro di me ero sconvolto dalla gioia. Lo stesso giorno in cui ero nato
io, un regalo stupendo. Sarebbe nata d’autunno come me!
Io in autunno mi sento a casa. Le giornate si accorciano, c’è meno luce e
la testa mi fa meno male. Le foglie si tingono e la nebbia sfuma i contorni.
Piove piano, leggera.
Il frumento a stento solleva un filo di verde fuori dalla terra, padita e scura.
Io in autunno mi sento bene. Io in autunno ci sono nato, io in autunno sono
rinato.
Quando torno la sera è ormai buio, ma Lei mi corre in contro, mi aiuta a
togliermi la giacca e mi aspetta in camera per una nuova storia, un sorriso,
due giochi.
A volte, mentre giochiamo, chiudo gli occhi e la vedo correre nel giardino
a casa. Foglie di platani color del cuoio, coprono l’erba e fanno un tappeto.
Corriamo, ci rincorriamo le guance rosse e la giacca a vento blu. Mucchi di
foglie alti come montagne e il suono di quel rastrello, sempre uguale, sempre
lento. Tuffarsi e rotolarsi: rumore di felicità.
Lei mi prende la mano, mi sveglia:
- Papà giochi?
- Certo Bea, tutta la vita!
Vedi Stella, io di sbagli ne ho fatti tanti e tanti sono quelli che ancora
farò, ma da qualche anno a questa parte so anche che una cosa meravigliosa
nella mia vita l’ho fatta: sei Tu! Che tu capisca oggi queste mie parole poco
importa, le capirai quando sarà il momento.
Io ho capito quelle che mi sono state dette, tu capirai a tuo modo le mie.
Oggi guardo queste tue mani mentre tu dormi. Le ho accarezzate subito, appena
hai fatto il primo vagito, le stringo ogni giorno per sentirle mie, per
accorgermi ogni istante di quanto in fretta passi il tempo.
E in quelle mani c’è il nostro segreto, ci sono le nostre paure, c’è la
forza che ci fa andare avanti e c’è il nostro essere nati d’autunno.
Perdonate il modo rozzo e poco stiloso di questo post, ma purtroppo le lancette
torneranno presto a ricordarmi che altre 24 ore sono passate e che c’è bisogno
di riposare (ogni tanto).
Ci tengo però a condividere una cosa... in questo fine settimana abbiamo goduto di due giornate
stupende. I colori erano eccezionali e avremmo tanto voluto portare tutti voi a
fare un giro nel Bosco degli Scoiattoli
(così ribattezzato dalla Bea).
Guardando queste foto speriamo di potervi prendere per mano e di farci una bella
chiaccherata (virtuale), mentre passeggiamo
insieme.
Come sempre dopo luuunghi intervalli di
“silenzio” torna anche la parte femminile di questo blog a scrivere. Questa
volta però non voglio scrivere di me. Questa volta voglio dedicare questo mio
tempo a raccontarvi quanto è diventata grande la nostra formichina!
Un’altra estate si sta per concludere e la
giornata di oggi lo ha voluto sottolineare. Nebbia fitta e leggera pioggiarella
sono rimaste fino alle 12:30, sino a che finalmente il sole è riuscito a farsi
spazio per regalarci un po’ di tepore e per illuminare le foglie degli alberi che iniziano a diventar gialle e rosse. Novembre è vicino e la nostra piccola
sta per compiere tre anni! Ancora non me ne capacito… L’anno scorso quando
arrivammo qui, in poco tempo passò da piccolissima a piccola e ora ha fatto un altro
scatto ed è diventata grande. Sembra che siamo usciti dalla maleficissima età
della “sfida”. Dopo aver passato giorni di fuoco ora ci troviamo a godere di
una splendida atmosfera. Logico che i capricci ci sono sempre, ma nella giusta
dose. La sua dolcezza devo dire che è infinita. E’ una bimba molto premurosa e
le piace il ruolo di “bimba grande”! Ne va molto fiera!
Il tutto è ancor più migliorato con
il cambio della sua scuola. A inizio estate decidemmo di iscriverla alla
British School e nel caso di Bea allaBritish Mini. Non ci pensammo su
tanto all'inizio ma è quando ricevemmo la telefonata in cui ci
confermavamo che c’era posto e poteva iniziare che ci “svegliammo” ed iniziammo a porci milioni di scrupoli. Io e Alessandro eravamo
spaventatissimi all'idea di sottoporla ad un altro cambiamento totale
ed all'aggiunta di una nuova lingua. Gli ultimi tre giorni prima dell’inizio
nella nuova scuola, non abbiamo quasi dormito! Ma ecco che il fatale lunedì 12
agosto arriva. L’adattamento in questa scuola funziona che per tre giorni uno
dei giorni passa l’intera mattinata (dalle 09:00 alle 14:00) con il bambino per
dare così sicurezza al cucciolo d’uomo, ma anche per dare l’opportunità alle maestre
di studiare il bambino. Devo dire che è stato molto interessante. Questa volta
siamo anche stati fortunati. Abbiamo iniziato insieme ad un’altra bimba, Sofia,
che arriva dall'Inghilterra ma ha la mamma Svedese originaria di
Eskilstuna. Mi spiegava la sua mamma che per varie ragioni, tra cui il costo
del nido a Manchester, Sofia non è andata all'asilo e quindi lei ha
iniziato “da zero”. Quindi se mettiamo insieme due bimbe timide con l’aggiunta
che entrambe non hanno come madre lingua lo svedese, troviamo una perfetta
nuova amicizia! Uno degli aspetti negativi di questa scuola è che essendo in
centro città non ha un proprio giardino e quindi i bimbi usano i parchi
pubblici nelle vicinanze! Con la pettorina arancione escono tutti in fila
indiana attaccati ad una corda nera con tanti manici colorati piantonati dalle
tre insegnanti. Dopo questa nota dolente passiamo però agli interni! E qui devo
dire che sono super attrezzati! Quasi quasi ogni mattina vorrei fermarmi anche
io un po’ a giocare! Nel piano dove c’è Bea ci sono due gruppi: uno giallo e
uno arancio, ma entrambi parte delle ranocchie! Per mantenere una certa
lucidità mentale da parte delle maestre e per evitare che i grandi si
bulleggino troppo con i piccoli i gruppi vengono quasi sempre tenuti divisi se
non in rari casi in cui i più forti dei piccoli vanno tra i grandi e i più
gracili dei grandi vanno con i piccoli! Per far questo hanno create due ale. In
una c’è l’angolo della lettura con due divanetti, tanti tappeti pelosoni e
cuscini, una cucina gioco super attrezzata e l’angolo negozio, poi ci sono
quattro stanze separate: quella della pittura, quella dei travestimenti con
annesso palco scenico per i più portati, quella dove hanno allestito una
palestra e una che non ho visto sulla cui porta sono disegnate macchine e
tricicli. Nell'altra ala si trovato diversi tipi di giochi da tavolo,
l’angolo delle macchinine, piste delle macchinine, trenino, meccano ecc….e poi
c’è uno schermo gigante su cui i bimbi posso scrivere in modalità lavagna
oppure su cui vedono video di bimbi che cantano in inglese… Poi arriva la
migliore! Immaginatevi una stanza senza nessun mobile, con solo materassi a
forma di onda blu e azzurri che ricoprono l’intero pavimento su cui i bimbi si
arrampicano, scivolano, si lanciano… e in tutto questo ben di dio, entrano a
gruppi di tre o quattro mentre un’insegnate li osserva da fuori attraverso la
finestra che hanno costruito per poter osservare gli “animali al circo”!
Insomma il risultato è che abbiamo
ottenuto una bimba super stimolata e super felice! Ogni mattina quando dobbiamo
uscire chiede: “mamma andiamo nella scuola nuova eh, non in quella vecchia?!” E
quando la vado a prendere e la porto a casa senza un capriccio (quasi non mi
sembra vero) mi dice: “mamma la scuola nuova è bellissima!”. Se poi aggiungiamo
che i due parchi in cui vanno sono una roba da giù di testa… In uno, quello
tutto nuovo hanno persino scavato una buchetta di 1,5 m. X 1,5 m. Profonda
40/50 cm alla quale sopra hanno adagiato una rete di plastica elastica in cui
gli animaletti possono saltare! Nell'altro invece ci sono tantissime
attività, giochi d’acqua, giochi per migliorare l’equilibrio, una grotta fatta
per fare l’eco…insomma non direste anche voi alla vostra mamma che è tutto
bellissimo! Con lo svedese si è sciolta e l’inglese lo ha accettato senza alcun
trauma!Tutto è bene quel che
finisce bene, anche questa volta ci ha stupito in positivo!
Ora speriamo con il tempo di aggiustare la
chiamata notturna…anche se io ho deciso di installare la modalità “off line” di
notte! Quindi mi sveglio dopo che la mia dolce metà impreca con voce non molto
soave contro di me qualcosa…ma allora lui è già in piedi e perché alzarmi anche
io!? Ora vado a nanna nell'attesa che quella dolce vocina dica:
“…mammina lilli…dove sei? Vieni qui?”…
Vorrei dire che qui di dum (ignorante)
ci sono io e certamente basto e avanzo. Per cui è giunto il momento di colmare
una lacuna (principalmente mia) e di scrivere un bel post con le istruzioni per
l’uso per postare i commenti sul Blog.
Va infatti detto che abbiamo ricevuto di tutto: bottiglie contenenti
foglietti arrotolati, piccioni viaggiatori, pergamene, raccomandate, cartoline e poi e-mail, SMS, messaggi Facebook, messaggi su WhatApp, messaggi su ChatON,
messaggi su Google+… insomma tutto e di più. Ma purtroppo i commenti ai post
del Blog sembrano rappresentare uno scoglio insormontabile.
Sfrutto quindi l’ennesima richiesta disperata e provo a colmare un po’ il digital divide.
Chiariamoci, restringo il campo ai soli commenti ai post e mi orienterò verso
un pubblico medio-adulto, un po' come quando spiegavo a mia madre come usare il nostro primo videoregistratore. Per i tuttologi, gli smanettoni, i Sig. Sotuttoio e quelli nati col 2.0
tatuato sulla fronte, se avrete osservazioni pertinenti, consigli pro-attivi e
tanto altro benvenuti, altrimenti c’è sempre il posto là in fondo, sì sì
proprio quello verso l’uscita in prossimità della scritta WC.
Dunque regola numero uno, se volete commentare potete farlo aprendo un post
e scrivendo sul riquadro bianco che trovate in fondo (Inserisci il tuo commento...).
Per chi ha voglia di emulare il Sommo Poeta, penso che dobbiate
dividere i vostri endecasillabi in più commenti. C’è un limite di caratteri per
ogni commento. Morale: siate sintetici o usate più commenti.
Qui arriva il bello. Lo conoscete questo?
E’ Guy Fawkes, reso famosa dal film V per Vendetta, e rappresenta Anonymous. Cito anzi, copio e incollo da
Wikipedia - Anonymous,
vedete quante cose si possono imparare…
Il nome Anonymous si
ispira all'anonimato sotto il quale gli utenti pubblicavano immagini e commenti
su Internet. Il concetto di Anonymous inteso come "identità
condivisa" si è sviluppato sulle imageboard laddove il nick
"Anonymous" viene assegnato ai visitatori che lasciano commenti senza
identificarsi. Gli utenti delle imageboard a volte cominciarono ad identificare
Anonymous come una persona reale. Con il crescere della popolarità delle
imageboard l'idea di Anonymous come collettivo di individui senza nome è
diventato un fenomeno di Internet, erroneamente associato[2] alla figura del
cracker.
Ad ogni modo quanti di voi assomigliano a Guy Fawkes? Tra quelli che
conosco io (che sono principalmente quelli che passano di qua), pochi. Quindi,
come si sul dire, metteteci la faccia. Qui di pagliacci con la maschera ci son
già io, per tutti gli altri vale la buona regola di firmarsi.
Potete metter il vostro nome, uno di fantasia, un nickname o quello che vi
pare. Tanto rappresenta voi e dovrebbe anche essere effige della vostra
persona.
Piccolo esempio:
Ecco vedete come è semplice, una firma in fondo e il gioco è fatto.
Per quelli che hanno un profilo Google potete anche scegliere tra le
opzioni Commenta come (menù a
tendina). In automatico comparirà il vostro account
e non dovrete nemmeno perdere tempo a firmare. Non avete un account google,
nemmeno una misera casella di posta G-mail? Ecchéccavolo, va beh fare le guide, ma qui siamo ancora alla Olivetti Lettera 22.
Ovviamente sto scherzando, non c’è problema, basta semplicemente scegliere Anonimo e poi mettere la vostra firma
nel commento. Come appena spiegato.
Aspetta, aspetta… sono appena rientrati quelli del 2.0, ecco allora qualche
informazioni anche per loro. Se volete scrivere qualcosa in merito ad un
commento già pubblicato è meglio se cliccate su Rispondi in modo che così si capisca meglio che volete intervenire
proprio in quel punto.
Ecco pronto un esempio di commento con tanto di risposta.
Adesso andiamo sul raffinato. Il web è scritto anche grazie ad un
linguaggio di programmazione che si chiamo HTML.
E’ una sorta di lingua con la sua sintassi e le sue regole, un po’ come il
latino, lo Svedese o il dialetto. Ora vi scrivo un paio di cose che si possono
fare con un piccolissimo sforzo.
Grassetto: se, in un commento,
volete mettere un testo in grassetto, dovete usare il marcatore "b". Se nel commento scrivete <b>grassetto</b>, la parola grassetto sarà
in... grassetto
Corsivo: stessa cosa solo che il marcatore in questione
è la lettera "i": <i>corsivo</b>, la parola corsivo sarà in…corsivo.
Sottolineato: sempre uguale, il marcatore in questione è la lettera "u": <u>sottolineato</u>, la parola corsivo sarà in…sottolineato.
Abbiamo quesi finito questo è il pezzo più difficile ma anche il più bello:
Link attivo: se volete che una porzione di testo rinvii ad un link, ovvero
volete che una volta pubblicato il commento questo permetta di aprire un’altra
pagina da voi scelta, dovete usare questa sintassi:
<a href="http://www.google.com/">GOOGLE</a>
La frase "GOOGLE", compresa fra <a
href="http://www.google.com/"> e il tag di chiusura </a> diventerà
un link attivo e vi manderà al sito di Google.
Spero vi sia tutto chiaro, se volete provare sbizzarritevi pure.
Perfetto, siamo arrivati alla fine. Non dovete fare altro che premere Pubblica. A quel punto vi appare una
finestra con un codice numeri più lettere che sembrano scritti da un bambino di
prima elementare al secondo giorno di scuola. Inserite il codice e…
… e non succederà un benemerito niente.
O meglio il commento non sarà pubblicato (come voi sperate dopo tanta fatica)
all'istante, ma sarà moderato da noi
che siamo gli autori. In pratica i commenti arrivano in anteprima a noi e poi
decidiamo se sbloccarli (pubblicarli), di lasciarli a stagionare un po' o di gettarli
nel dimenticatoio del tempo.
La cosa è molto democratica: DECIDIAMO NOI! Punto. Semplice no?! Il Blog è
nostro, come nostro è l’impegno che ci mettiamo per scriverlo. Nostre le
responsabilità di quello che diciamo e nostra la prerogativa di decidere se
certi commenti possono risultare lesivi o offensivi.
La cosa serve semplicemente per scoraggiare e mantenere a debita distanza i
Troll. No non quelli che
popolano la narrativa scandinava, ma quelli che infestano il web con la loro
fiele. I famosi disturbatori.
Ad oggi non abbiamo mai censurato niente e nessuno e contiamo di non
doverlo fare nemmeno in futuro, ma purtroppo non c’è mai limite alla stupidità.
Bene, ho fatto. Ora la Nonna, la Zia, lo Zio e tanti altri saranno contenti
e sapranno come commentare. Altri avranno letto un paio di righe e poi saranno
prontamente andati sul sito della Gazzetta della Sport e gli ultimi avranno
sicuramente pensato che sono il solito saccente che vuol fare la lezioncina dal
suo bel piedistallo.
C’Est le vie. Penso che però molti
insospettabili che fino ad oggi non erano riusciti a commentare, avranno
sorriso e riterranno questo tempo non sprecato.