venerdì 27 febbraio 2015

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Eh sì, me lo ricordo ancora quel 28 Febbraio, le quattro del mattino, la macchina carica, fuori buio e la porta che si chiudeva dietro di me.

E’ un punto di discontinuità della mia vita, da lì in poi tanto è cambiato.

Festeggio i miei tre anni da quando ho lasciato l’Italia, che coincidono anche con i miei primi tre anni in Svezia. Tre anni da quando ho imboccato il Brennero e sono uscito sulla E20.


Sono anche tre anni di questo Blog e di queste pagine che ci hanno accompagnato con alti e bassi. Ultimamente, faccio sempre più fatica a trovare la voglia di scrivere: sento che qualcosa non va, ma non riesco ancora a dirlo a voce alta.
Non mi mancano gli spunti di riflessione. Quasi tutte le sere, prima di addormentarmi, c’è sempre un nuovo pensiero o una frase che mi tengono lì sveglio. Dentro di me penso che sarebbe bello condividere tutto questo, ma poi, quando mi metto lì, sulla tastiera vedo me stesso, riflesso sullo schermo, e sapendo già cosa ho da dirmi, non riesco a muovere le dita.
Sta diventando un po' uno sforzo e spesso mi censuro. Ho anche capito che a volte uno spazio così pubblico non è ideale per confrontarsi su argomenti spesso intimi, e così ho continuato a scrivere, ma in forma privata a quanti, in questi anni, non hanno fatto mancare la loro presenza.

E così, per farmi/farci un regalo, riprendo alcune parole da una lettera che ho scritto qualche giorno fa e che forse si addice a questa serata.

Ciao P. 
Ormai ho raggiunto il traguardo fatidico dei tre anni: festeggio nel fine settimana, e mi sento sempre più come un terrone al Nord. Sono già tre anni che faccio l'immigrato (tutti ormai dicono expat per fare i fighi, io invece - che amo la mia lingua - immigrato sono e immigrato mi definisco). Il tempo è volato e di cose ne son successe tante. Tanto sono anche cambiato: non lo dico io, me lo dicono gli altri e probabilmente hanno ragione loro. Io non so se in meglio o in peggio, di certo non sono più lo stesso di quando sono partito.
Certe cose non mi spaventano più, certe altre mi fanno una paura pazzesca (l'ignoranza è una di quelle). Ad ogni modo effettivamente tutto ormai ha assunto una luce diversa. Tollero molto di più certi aspetti della vita e sono diventato un mezzo nazi per molti altri. Diciamo che ho messo meglio a fuoco le mie priorità.  
Mia moglie ha iniziato lo scorso anno l'università (per diventare maestra nella scuola d'infanzia) e questo mi ha fatto capire che la nostra permanenza in terra vikinga si prolungherà per parecchio tempo. Il sistema qui consente di studiare, avere una famiglia e gestire la propria vita senza bisogno di aiuti extra. Era una cosa che avrebbe sempre voluto fare e alla fine proviamo, insieme, a realizzare anche questo piccolo progetto (che poi tanto piccolo non è). Non so bene come faccia a leggersi tutti quei libri in svedese (io non ce la farei mai), ma alla fine ci riesce e anche con ottimi risultati. 
Come avrai intuito il suo livello linguistico è smisuratamente più alto del mio, ma non mi lamento. Nel quotidiano me la cavo bene e al lavoro ormai è quasi un anno che ho definitivamente abbandonato l'inglese. In scrittura sono ancora troppo lento, ma per il resto me la cavo. Diciamo che ho abbandonato il livello "vùcumprà" e sono passato a quello "bambinodelleelementari". Certo che si fa una fatica!!! Certi giorni in cui rimbalzo di continuo tra tre lingue sono veramente esausto anche se magari non ho fatto granché al lavoro.  
Mia figlia cresce, forse troppo in fretta. Mi sembra ieri quando è nata e adesso è già grande. La cosa bella è che ora è in un periodo in cui ce la spassiamo un sacco e ci sono sempre mille cose nuove da fare e scoprire. Alla fine penso sia lei, insieme a mia moglie, il motore della mia esistenza. La mia vita è modellata intorno a lei e la Svezia e la mia azienda mi consentono di dedicarle tutte le attenzioni che merita. Ormai si esprime in due lingue e mezza e dopo il primo anno, un po' duro, è veramente serena.  
Ovviamente più passa il tempo e più ci si accorge degli aspetti positivi e negativi del profondo Nord. Non mi riferisco al clima o al cibo, quelle sono cose a cui ci si abitua. Piuttosto agli atteggiamenti delle persone, ai modi di fare, alle abitudini. Adesso, che con la lingua va un po' meglio, si apprezzano le sfumature, i doppi sensi e tante altre cose. Alla fine, terminato l'effetto sorpresa, ci si accorge meglio di dove si è finiti e si riescono a fare alcuni confronti con un po' più di equilibrio. 
La Svezia non è il paradiso e l'Italia non è l'inferno, come spesso vorrebbero far credere, ma non è di certo a te che devo spiegarlo.Questa non è la mia terra né la mia patria e sono consapevole che non lo sarà mai, non perché non possa esserlo ma perché sono io che non voglio. Non ne vedo le ragioni: le mie radici sono altrove, ma questo non vuol dire che io debba sottostare ai dettami di chi ha piantato quel seme su quella terra.Quello che voglio dire è che la bilancia per me e per la mia famiglia pende ancor oggi dalla parte svedese per tutta una serie di motivi e in Italia (oggigiorno) non riuscirei più a vivere. C'è un rapporto di amore e odio. Spesso avrei voglia di tornare, perché sento che mi manca tanto, ma poi quando sono lì mi accorgo che non è cambiato niente, anzi adesso vedo cose che prima non mi davano da fare e non le tollero più. Alla fine non mi manca l'Italia, mi manca una sensazione, mi manca un periodo della mia vita che vive solo dentro di me è che ho capito non ritroverò più, perché il tempo è passato e perché io non sono più quello di quei ricordi. 
La realtà la conosci meglio di me e penso tu sia abbastanza in gamba per non farti trascinare da quella propaganda auto-razzista che scorre ogni giorno nello stivale. L'Italia è oggi di fatto una colonia governata da tanti vassalli che dettano legge in nome di un imperatore straniero. Alla fine ho capito che quei pochi che hanno consapevolezza non possono che nascondersi tra gli altri e celare il loro rancore. Se sapessi invece che odio mi fanno le tante serpi che si annidano tra gli Italiani all'estero!! Sapessi quante volte ho aperto il computer per ricoprirli con lo stesso sterco che lanciano ogni giorno sui loro connazionali, ma poi ripenso che la stupidità non si cura e quel tempo è meglio che lo dedichi affinché mia figlia non sia mai come loro. La sensazione di non poter fermare il vento con le mani è sconfortante.
Ho provato ad avere discussioni con parenti ed amici per fargli notare che oltre i confini esiste una realtà ben diversa da quella che si figurano. Ho cercato di avere alcuni scambi di idee: il risultato è stato che ho perso anche quei pochi che ogni tanto si facevano vivi. Non me ne rattristo, anzi  so che non avrebbe potuto continuare a lungo: non sono bravo a raccontare balle. 
Alla fine torno in Italia per le vacanze e per far vedere a mia figlia da dove viene, per far si che mantenga un rapporto con i sui nonni e tutti i parenti. Le sue origini saranno sempre un punto cardinale della sua vita e penso che vivendo a cavallo di due mondi riuscirà ad avere una visione più equilibrata rispetto a chi, immerso in un pensiero unico, non vede le differenze.  
[…]  
Io invece sono in una sorta di bolla tridimensionale: mentre l'azienda è in forte crisi, continuo a lavorare su progetti molto interessanti e il mio lavoro mi piace un sacco e mi da tante soddisfazioni. Alla sera arrivo a casa stanco ma contento. Coi colleghi non ci sono mai problemi e l'ambiente di lavoro è ottimo. Ovvio che la tensione per le sorti aziendali è sempre alta. Ho fatto cose veramente belle e che mi hanno ripagato di tanti sforzi, in più senza quel continuo stress e senso di nausea che provavo in Italia.   
E così me ne rimango qui, sospeso su questo filo che ogni tanto si tende e sembra quasi volersi spezzare, e poi invece si ri-accorcia di nuovo.
Non ho avuto tue notizie e non so cosa ti abbia riservato il destino in questo anno […]



3 commenti:

  1. 3 è il numero perfetto, ma adesa vin a cá che ci manchi!!
    No a schers però torna a caterom ogni tant. Set fos anca alenee a spres fer un gir in bici cme na volta. Tin bota!

    Non farti il sangue amaro, chi non capisce è perché non può capire, prendilo in giro e seppelliscilo con una risata.

    Intanto ti faccio gli auguri per i 3 anni! Poi ci si rivede!!

    Ciao un abbraccio!!

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    1. Eh Gaio lo sai che è meglio se me ne sto qui. Io non sono bravo come te a incassare i colpi, mi scaldo in fretta. Proprio per questo mi mantengo a debita distanza.
      Per il resto vedrai che un'uscita in bici ce la facciamo, più che una promessa è una minaccia (per te).

      Stammi bene!

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  2. Lo so lo so, stai pur lì. L'ultima volta ti ho trovato più tranquillo, nel senso che mi sembra di aver capito che incominci a ingranare anche là! Io non incasso meglio, non ho le palle di fare quello che hai fatto tu! Perché per andarsene e tenere botta 3 anni e far tutto quello che fai ci vogliono forza e tenacia (le palle) e hai tutta la mia stima! Quelli che non ti capiscono capiranno...

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