Come promesso dedico questo post al mio compagno di
avventure (o di sventure) che ho avuto il piacere di conoscere qui in Svezia. E’
solo un’anticipazione spero che nei prossimi mesi potrò raccontare molti più
aneddoti.
Quando eravamo venuti per la perlustrazione in Gennaio avevo
avuto modo di parlare con il responsabile dell’ufficio, il quale mi aveva
parlato di un ragazzo indiano che avrebbe iniziato anche lui verso la fine di
Febbraio. Lui si chiama NaveenRay detto semplicemente Naveen. Ha solo un anno
più di me anche se all’apparenza sembra molto più vecchio (questo è un dettaglio
anche perché i ragazzi di vent'anni sembrano più vecchi di me...). Viene da Bangalor, che è una città nel centro-sud dell’india
sede delle più grandi multinazionali europee.
I suoi genitori, o come li chiama lui i suoi nativi, sono
del sud dell’India sulla costa dell’Oceano Indiano. E’ nato in un posto dove le
temperature oscillano tra i 20 e i 35°C in una zona tropicale, tra le più belle
ed esotiche dell’India. Ha studiato e si è laureato in ingegneria elettronica
e ha veramente una testa quadra.
Mi ha raccontato del sistema scolastico indiano e di come già a 22anni aveva finito di studiare. Ha iniziato subito a lavorare e
grazie all’azienda è riuscito a fare un master di specializzazione. Ha 32 anni
e quest’anno è il decimo anno che lavora! Ha passato gli ultimi 7anni alla
Bosch che a Bangalor ha il più grosso centro di Service del mondo: circa 10.000
persone che tutti i giorni sfornano software e prodotti per il mondo intero.
Grazie alla sua esperienza con i Tedeschi ha avuto modo di
girare tanto e di vedere mezzo mondo. Due anni fa, mi raccontava, è andato per
sei mesi negli Stati Uniti (anche lui si è fatto il suo bel giro a Chicago come
il sottoscritto). Poi altri tre mesi in Olanda e ogni tanto un giretto in
Germania. Detto così sembra abbastanza scontato ma se penso che lui per venire
qui ha circa 14 ore di volo, le mie 2 di Rayan Air sono bazzecole. L’India non è
proprio dietro l’angolo!
Naveen è sposato e ha un figlio di circa tre anni. Anche
loro stanno aspettando di prendere l’aereo per raggiungerlo qui a Eskilstuna. Per
adesso la moglie deve finire l’ultimo mese di contratto e il figlio si gode il
clima tropicale con i nonni.
E’ arrivato un po’ prima di me e per fortuna si è già messo
avanti con la parte burocratica, così ogni volta che devo fare qualcosa passo
da lui è in un attimo mi dice dove devo andare e cosa devo portare (ogni tanto
un po’ c... ci vuole!). La cosa bella è che per certi versi riusciamo a
compensare le nostre lacune. Lui non è molto abituato alla società europea:
ritmi, stile di vita, il cibo soprattutto lo colgono un po’ impreparato, ma è
uno che non si spaventa davanti a niente, prova tutto e affronta le cose con
serenità e intraprendenza.
Ecco, chi pensa che l’India sia un paese in via di sviluppo,
si sbaglia di grosso: l’India è già oltre lo sviluppo. In queste settimane abbiamo
avuto modo di fare lunghe chiaccherate insieme e lui mi ha raccontato un paese che
non conoscevo, o meglio che non conoscevo da dentro. Prima cosa l’india è più o
meno grossa come l’Europa continentale con la sola differenza che lì ci vivono
1 miliardo e 300.000 persone. Mi piacerebbe vedere, non dico l’Italia, ma l’organizzatissima
Germania a gestire un numero del genere di persone!?!
Ad ogni modo tutti hanno diritto allo studio, l’alfabetizzazione
supera l’80% e sempre più aziende vanno in India perché trovano persone con una
cultura elevata, educate e con un ottimo senso del dovere. E’ chiaro che in
mezzo a un miliardo di persone c’è anche la fame, il degrado e la criminalità,
ma vorrei far riflettere sui numeri. La comunità europea fatica a trovare
intese ed equilibri su problemi a volte relativamente banali mentre questi
signori devono organizzare circa un quinto della popolazione mondiale!!!
Ad ogni modo lui ha avuto la fortuna e il merito di lavorare
per questa rinomata azienda e si è fatto una bella esperienza. Adesso ha deciso
di intraprendere questa nuova avventura: le sue ragioni le sto intuendo a poco a poco ma
penso non siano poi così tanto diverse dalle nostre.
Io non lo sapevo ma l’india è divisa in varie regioni più o
meno come gli stati in Europa. E proprio come gli stati ognuno parla la propria
lingua, che è del tutto diversa da quella degli altri. La lingua nazionale è l’Indi
ma in pochi lo parlano perché ormai è stato storpiato dai dialetti locali. Poi c’è
l’inglese che è la vera lingua nazionale e che più o meno tutti conoscono. Dico
questo perché Naveen parla la sua lingua nativa, l’Indi, l’inglese, capisce
bene la lingua che si parla a Bangalor dove ha lavorato e ovviamente si è
dovuto fare i suoi bei corsi di tedesco visto l’origine del suo datore di
lavoro. Adesso dice di essere pronto per lo Svedese.
E’ un appassionato di chitarra. La prima settimana che l’ho incontrarlo
mi ha chiesto se lo portavo in un negozio di strumenti musicali a Eskilstuna (come
abbia fatto a trovarlo ancora non mi è noto anche se penso che ci sia lo
zampino di Mr. Google). Era più di un mese che non riusciva a suonare e
voleva comprarsi una chitarra. Poi per fortuna è riuscito a farsi prestare
quella di un collega e adesso strimpella tutte le sere. Tra l’altro è un patito
di tecnologia e internet. Passa delle ore su forum e siti di elettronica. Mi ha
consigliato lui il cellulare aziendale da scegliere e ogni giorno mi fa vede una
nuova App che si è scaricato. Per certi versi è un po’ un “Nerz” ma se devo
dirla tutta è un Nerz con i piedi per terra. Usa la tecnologia in modo giusto.
Ha sempre il traduttore sul telefono acceso e con Google maps trova sempre
tutto quello che gli serve: uffici, supermercati autobus. Grazie a lui ho
trovato la chiavetta super veloce con la quale posso pubblicare questi post!
L’unico problema è che se gli si spegne il cellulare è un po’
finito. Manca di senso pratico: totalmente!
Lui viene da una famiglia agiata e grazie ai sui studi e al suo lavoro ha
sempre avuto un buon stile di vita. Una sera mi spiegava che in India ci sono
così tante persone che nei quartieri benestanti ci sono quelli che lui chiama “servants”
che da noi sarebbero i domestici. C’è un domestico addetto alla spazzatura, uno
per la pulizia della casa, uno per lavare e stirare, uno per prepararti i
pasti, uno per le commissioni, senza contare quelli extra in caso di neonati. In India il traffico è così incasinato che è impensabile
uscire per andare a fare acuisti quindi si ordina la roba per telefono o su
internet poi ci pensa il domestico e fare tutti i giri. Il costo della vista è basso e una famiglia può arrivare ad avere anche cinque domestici.
Ad ogni modo, venendo da una situazione del genere anche lui si trova un po’ in
difficoltà perché certe cose si è un po’ disabituato a farle. Però, ripeto, è
uno che si da fare: tutti i fine settimana si fa il suo bucato, stira, rassetta
casa e venerdì scorso mi ha anche offerto la mia prima cena indiana. In
compenso io gli ho fatto scoprire il meraviglioso mondo dell’Ikea gli do una mano a montare un po' di mobili a casa e gli sto
facendo una cultura sul mercato delle auto in Europa dato che tra un po’ vuole
prendersi una macchina.
Mi sono dilungato forse troppo ma è bello ricordare
come queste siano le cose positive di questo viaggio. Ci sono tante piccole
cose, tante piccole comodità che sono venute a mancare. Ogni stupidata che prima
sembrava scontata, come fare una lavatrice qui richiede più tempo, più
sincronismo, più attenzione, più tutto. Ma ce ne sono altre che per adesso
valgono il prezzo del biglietto. Per adesso ho incontrato una persona, per
certi versi simile a me, con una famiglia come la mia e con una storia da
raccontare. Mi ha fatto scoprire il suo paese con gli occhi di chi lo vive, di
chi sa cosa vuol dire. Non c’è documentario o reportage che tenga! Adesso siamo solo all’inizio: presto arriverà l’Ilaria e la
Bea e son già d’accordo con Naveen che lui sarà spesso nostro ospite così l’Ila
farà pratica d’inglese. E poi ci saranno anche sua moglie e suo figlio così anche
la Bea avrà qualcuno con cui giocare.