Oggi 29 Febbraio giorno bisesto giorno funesto: seconda
tappa, forse la più insidiosa a causa di passaggi a me non del tutto chiari. Sveglia
regolare alle 6.00am con colazione nordica: cipolla, wurstel, crauti, un uovo
sodo intinto nella senape e nello yogurt. Sono pronto a ripartire. Destinazione
il porto di Rostock, punta estrema della Germania. Da lì traghetto per
Trellborg (Svezia).
Esco e lei è lì ad aspettarmi: ancora assonnata, con gli
ammortizzatori dietro quasi a pacco e gli specchietti ancora chiusi. La sveglio
con calma e la faccio scaldare per alcuni minuti. L’aspetta ancora un bel pezzo
di strada, meglio coccolarla un po’.
Prendo l’autostrada e mi incammino verso Berlino. Niente
traffico, è presto: provo ad accendere la radio: mi aggredisce un gendarme che
in dialetto stretto teutonico prova a informarmi sul traffico. Ci rinuncio:
incomprensibile! Arrivo a Rostock senza problemi, tra l’altro faccio anche
rifornimento di ErdGas in autostrada (e poi dicono che il metano non si trova
da nessuna parte). Sono molto in
anticipo ma qui viene il bello. Dunque non ho mai preso il traghetto prima
d’ora, qui mi trovo in uno dei più grossi porti industriali del Nord Europa, da
dove salpano circa 500 mercantili al giorno e soprattutto dove si parlano tutte
le lingue del mondo tranne che inglese o italiano. Ci sono tir, bilici e
autotreni ovunque. Ovviamente c’è un crogiolo di razze mai visto, Russi, Rumeni,
Polacchi, Estoni, etc.. parlano un’unica lingua incomprensibile e si capiscono
anche tra di loro.
La Multipla si è fatta piccola: i suoi 50 quintali sono un
niente contro le 7 tonnellate dei bestioni. L’unico odore che si sente è quello
del diesel misto a urea (da non confondere con l’urina!). Figuriamoci una
macchina italiana che va a metano. La sensazione è quella di aver accettato di
giocare una partita di rugby pensando che poi non è tanto diverso dal calcio,
seeeee...
Dunque in mezzo ai mille cantieri del porto, quando ormai il
navigatore ci ha abbandonato da un pezzo e si rifiuta anche di accendersi,
trovo la via per il molo e mi metto in fila. Ci sono 12 corsie piene di camion,
sono tutti attaccati uno all’altro, formano lunghi serpentoni. C’è una sola
corsia completamente vuota dentro di me mi sento come quando nel Tetris stai
aspettando che arrivi il rettangolo lungo e tutto il resto è già pieno.
Chi c’è lì in prima fila in quell’unico spazio vuoto? La
Multipla, l’unica macchina che a mezzogiorno sembra volersi imbarcare sul
traghetto per Trellborg.
L’attesa è lunga, intanto leggo un po’. Sui camion c’è chi
ha il pc con internet, uno ha piazzato l’antenna satellitare e si guarda la
tele. Il cielo è sempre grigio e il mare è nero, ma veramente nero.
Finalmente arriva la nave. Il traghetto attracca e dopo
circa un’ora fa salire tutti i bestioni è il mio turno. Per la cronaca dietro
di me sono un’altra macchina (siamo in due!), una signora Svedese che mi chiede
informazioni perché tutte le altre volta che si era imbarcata era con suo
marito e lei non era sicura di dove dovesse andare. Bhe è capitata bene, chiede
a me che sono straniero, che non sono mai stato su quel molo prima e che non ho
mai preso un traghetto!?! Non male,
signora è il suo giorno fortunato!
Piazzo la Multipla tra due Stralis Iveco, tanto per farla sentire
un po’ più a suo agio tra “Italiani”. Poi mi piazzo nel salotto del traghetto e
aspetto di toccare finalmente le sponde scandinave. Dentro di me penso che
tutto sommato sto andando bene. Il piano di viaggio che avevo scrupolosamente
preparato sta funzionando e quindi posso anche rilassarmi un attimo.
Scende il sole e con circa mezz’ora di ritardo attracchiamo.
Quello che mi impressiona sempre in Svezia è che ho sempre la sensazione che la
notte si normalmente più buia che da altre parti. Appena la Multipla torna ad
assaggiare l’asfalto e mi libero dei bestioni mi trovo in aperta campagna, buio
pesto e il navigatore che come suo solito è in fase di ricalcolo.
Fortunatamente dopo un paio di rotonde e inversioni trovo la camera e posso
finalmente completare anche la seconda tappa della R.Ac.E.
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