Stamattina mi chiamano dall’azienda a Södertälje per
avvisarmi che i due pallet sono arrivati e sono stati sistemati in magazzino.
Perfetto, meno male che per questo è filato tutto liscio senza grossi intoppi
(grazie alla Morena per il supporto logistico - impeccabile - e brava all’Ilaria
che ha impacchettato roba per dieci giorni a casa).
Dato che nella spedizione c’era anche il mio passaporto ho
pensato bene di uscire un po’ prima e di andare subito là a prenderlo così
potrò sistemare la benedetta questione del Personnummer.
Qui apro una parentesi perché merita davvero. Mi ero
informato, prima di partire, che la cosa più importante in Svezia è la
registrazione presso l’ufficio delle imposte (famigerato Skatteverket). In
Svezia bisogna pagare le tasse: non si scappa! Una volta effettuata la
registrazione si ha il diritto ad avere il Personnummer, l’analogo del nostro
codice fiscale. Secondo il sistema svedese una persona deve essere in grado di
provvedere al proprio mantenimento e se necessario anche a quello della propria
famiglia. Questo è il primo, ma fondamentale, passo per entrare nella società
svedese. Senza il Personnummer non si può fare niente: non si può affittare una casa, non si può comprare una macchina o un cellulare, non si può attivare il
contratto telefonico o quello della luce. Soprattutto non si può richiedere la
carta d’identità con la quale poter aprire un conto corrente, e dato che qui si
paga solo con la carta di credito, ecco perché il Personnummer è vitale. Come io
abbia fatto a fare queste cose senza il mio Personnnummer non ve lo posso
svelare, ma ad ogni modo sto ancora pagando pegno per le agevolazioni che ho
avuto...
Infatti il venerdì dopo il mio arrivo, mi ero precipitato
subito in centro a Eskilstuna nel famigerato ufficio. La registrazione era
andata bene, avevo fornito il passaporto, fatto qualche firma e via. Entro
dieci giorni avrei ricevuto il Personnummer a casa.
Il secondo giorno di lavoro (Martedì), la collega del
personale che si occupa delle buste paga, mi chiama un po’ in subbuglio e mi
dice di contattare subito lo Skatteverket perché c’è una sorta di illecito
nella mia cartella: sembra che abbia cercato di falsificare dei documenti.
Rimango di stucco, poi mi accenna qualcosa sul passaporto e li mi si accende la
lampadina. Apro lo zaino, tiro fuori il “libricino bordeaux” e appena lo apro
mi trovo davanti la foto dell’Ilaria. Mannaggia, la mattina in cui sono partito
ero così insognato che aprendo il cassetto ho preso il passaporto dell’Ilaria
invece del mio e ovviamente il mio è rimasto in Italia. E adesso vaglialo a
spiegare agli Svedesi che io non mi chiamo Ilaria? Anche perché per loro è
abbastanza inconcepibile che uno che decida di trasferirsi all’estero prima di
prendere il suo passaporto non lo controlli un attimino!!!
Ma porcaccia la miseria, l’impiegato che ha fatto le
fotocopie non si è accorto che c’era la foto di una ragazza!!!
Ad ogni modo nei giorni scorsi sono tornato là con la carta
d’identità, ho provato anche con la patente, ma non c’è stato verso: vogliono
il passaporto. E allora passaporto sia!
Chiusa la parentesi, arrivo in azienda verso le sei di sera
e come in tutti i posti di lavoro qui in zona dopo le cinque non c’è più
nessuno. Ovviamente il mio badge non è ancora stato abilitato per aprire
nessuna porta e abbastanza inebetito mi metto a guardare dentro agli uffici
attraverso i vetri. Ci manca solo che una guardia giurata mi veda, così mi
arrestano, chiamano quelli dello Skatteverket i quali confermano che sono un
soggetto schedato per falsificazione di documenti, buttano la chiave e
buona notte al secchio.
Dunque qui hanno un sistema di sicurezza che rasenta quello
degli aeroporti statunitensi. L’unica cosa che ancora non fanno è la scansione
della retina per aprire i tornelli. Ad ogni modo sono fortunato perché trovo un
collega che stava facendo dei lavoretti sulla sua macchina in officina. Dai, ce
l’ho fatta.
La Multipla che da qualche giorno gira in assetto da gara
ultra alleggerita (ho tolto tutti i seggiolini dentro proprio perché sapevo che
sarebbe arrivato questo momento) dà nuovamente prova della sua capacità di
carico. Riesco a farci stare tutti gli scatoloni di un pallet. Più della metà
della roba è già in macchina.
A dire il vero mancavano ancora un paio di centimetri prima
che le sospensioni arrivassero a pacco, ma non ho voluto esagerare. La moda nazionale
è quella di agganciare alle macchine i carrelli appendice. Tutti vanno in giro
con questi carrelli. Se devono andare a fare la spesa montano il carrello, se
devono andare dal fioraio montano il carrello, se vanno fuori paese, sempre con
il carrello. Non volevo sminuirli troppo facendogli vedere che sulla Multipa ci
sta il doppio della roba senza dover agganciare niente, quindi ho lasciato
stare.
La parte più bella è arrivata quando è stato il momento di
portare quei due metri cubi di scatole al settimo piano!!! E qui fa la comparsa
il mio prode compagno di sventure. Si chiama Naveel ed è indiano. Ha iniziato qualche
settimana prima di me e lavoriamo insieme ad Eskilstuna. Non mi dilungo su di lui perché gli
dedicherò un post tutto suo.
Ad ogni modo grazie al suo aiuto riusciamo, con un paio di
giri di ascensore, a portare tutto su. Non è che lui ami tanto i lavori manuali.
Si è limitato a tenermi la porta aperta e a prenotare l’ascensore ma va anche
troppo bene. Pensavo peggio: alle nove tutto finito. Metà della casa italiana
ha già traslocato e l’altra metà aspettava il fine settimana.
C’è solo un problemino: adesso chi la mette a posto tutta
questa roba??? VOLONTARI CERCASI!!!
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