La scorsa settimana e l’inizio
di questa sono state ricche di eventi e per questo ci hanno lasciato molti
spunti di riflessione. Abbiamo avuto la prima visita dei nonni, ma su questo
lascio spazio all’Ilaria che meglio di me sa raccontare le mille emozioni
provate. Oggi invece vorrei raccogliere alcuni pensieri sui continui paralleli a cui
assisto qui in Svezia. I paralleli sono ovviamenti tra l´Italia e
questo nuovo paese.
Ogni giorno cerco di seguire le notizie principali dall´Italia, un po’ per
rimanere in contatto con quello che succede e un po’ perché non sono ancora in
grado di leggere i quotitiani svedesi. Ad ogni modo durante lo scorso fine
settimana due notizie al quanto sconvolgenti erano su tutte le pagine dei
giornali sia Italiani che internazionali. La prima era la morte di una
studentessa a Brindisi a causa di un attentato in un istituto tecnico e la
seconda era il terremoto che ha colpito Ferrara, Modena e in parte anche le nostre case.
E’ starano, ma qui alcuni colleghi mi hanno chiesto infrmazioni se fosse
normale che in Italia ci fossero attentati nelle scuole. Generalmente gli
Svedesi non sono abitutai a simili episodi nel loro paese e quando leggono di
bombe e attentati sono più abituati a pensare a territori tipo in Medio Oriente
(Afganistan, Pakistan, Siria...). Si immaginano contestazioni politiche,
economiche o religiose. Il loro stupore è maggiore quando questi attentati
avvengano in Europa e soprattutto, questa volta, faticano a capire il perché di
una scuola. Onestamente anch’io non so dare una risposta. Ho come l’idea di
essere un po’ assuefatto a questo tipo di notizie e talvolta ho come la
sensazione che mi piovano addosso così di freuqnte che in primis rimango un po’
stupito ma poi faccio (forse) troppo presto a dimenticare o a voltare pagina.
Non ho vissuto gli anni di piombo in Italia, ma ho visto le stragi di Falcone e
Borsellino e i crateri sulle autostrade. Ho visto gli attentati delle nuove BR
a Bologna e ho assitito a decine di telegiornali in cui venivano riporati
omicidi, sparatorie per ragioni spesso legate alle solite questioni del nostro
Mezzogiorno e non solo. Qualcuno qui direbbe “That´s Italy”, come per ribadire
che fa parte del folklore locale. A forza di assistere a queste cose, non fa
piú effetto che magari in pieno giorno uno scooter si accosti ad una macchina e
la trapssi di colpi.
Eppure questa volta rimango shockato al pensiero di un paio di ragazze che
se ne stavano andando a scuola, forse pensado al loro fine settimane ed ecco,
tutto cambia, tutto spezzato. Poi seguono i soliti riti: le istituzioni ai
funerali, i famigliari straziati e i “non vi dimenticheremo” su tutti i
giornali. Il problema che questo succede troppo spesso e poi finisce per
diventare parte della nostra vita. Ma non puó essere la normalitá. Non lo so,
faccio fatica a spiegare e soprattutto a trasmettere lo stupore nella mente della
gente qui. So solo che in questo momento avverto di piú la non normalitá e il
fatto che questo non debba essere considerato solo come una notizia per qualche
giorno.
Per quanto riguarda l´altra notizia, la domenica mattina siamo stati
avvistai dei nonni, che erano tornati durante la notte che la terra aveva
tremato forte. Anche in questo caso alcuni colleghi mi hanno chiesto se fosse
normale avere tutti questi terremoti in Italia. Nei loro occhi ci sono ancora
le immagin dell´Aquila che hanno fatto il giro del mondo e che quindi hanno
ancora un sapore abbastanza fresco da queste parti. Per gli Svedesi il
terremoto é un evento abbstanza raro, anzi pressoché inesitente e non sanno
cosa vuol dire e cosa puó fare. Leggevo di una signora tedesca che é morta
molto probabilmente a causa della shock provocato dal terremoto e accosto
questo alle domande e allo stupore dei colleghi. Anche in questo caso avverto
la differenza. Per noi il terremoto é sempre qualcosa di imprvedibile con il
quale facciamo i conti abbstanza di frequente. A volte piú forte, a volte piú
lieve ma comunque spesso presente. Per la Svezia é un evento pressoché
sconosciuto.
Ho visto foto e video. Ho visto strade e piazze e chiese distrutte. Paesi in
cui sono passato mille volte. Ho visto i magazzini di Parmigiano completamente
sottosopra e i tetti delle stalle crollati. Ho visto la “mia” terra, quella che
conosco che so di cosa é fatta e cosa produce, ferita. Ho visto quelle chiese
ridotte a macerie e ho pensato che se fosse successo qualche ora piú tardi
quando in molti sarebbero stati lí per la messa domenicale avrebbe fatto un vero
disastro.
Adesso sono qui, lontano, senza poter far niente e senza poter dare
una mano. Penso ai miei famigliari, ad alcuni amici che spesso rimangono
impauriti per giorni dal terremoto e faticano a dormire. Penso che poi si
riparte, si rimuovono le pietre si cerca di sistemare, si prova a ricostruire e
si va avanti.
Questi sono i miei paralleli, riflessioni di come alcuni eventi eccezionali siano talvolta normali e parte del vivere quotidiano. Questa volta peró il
sapore é diverso e il modo di vedere le cose cambia. Non so dire se in bene o
in male di certo c´é un nuovo punto di vista che a volta aiuta a capire o
semplicemente ad osservare con occhi diversi.
Forse questo fa sempre parte del
nostro viaggio...
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