martedì 29 maggio 2012

Stato di preoccupazione


Scusate se oggi ci asteniamo dai nostri racconti quotidiani. Siamo molto preoccupati per quello che sta succedendo vicino alle nostre famiglie e nella nostra terra. 


Viviamo questa situazione di riflesso, incollati a internet e ai alle mille foto di chiese, case e capannoni crollati. Terra ferita, famiglie disperate. Quelle sono le nostre vie, paesi vicini, angoli e negozi di tutti i giorni. Lì ci sono amici, parenti e conoscenti e noi siamo qui e ci sentiamo lontani, impotenti. A casa, le nostre famiglie stanno bene anche se la paura è tanta. "Evento straordinario", dicono, sta di fatto che un pezzo del nostro piccolo prato non c’è più.

La preoccupazione è tanta, le persone a cui siamo così vicini sono stanche: ormai sono più di dieci giorni che non hanno pace e che vivono nell’ansia. Qui non capiscono, non hanno mai provato e non riescono a mettere bene a fuoco.

Sono senza pace. Se penso che alla fine del liceo ero andato ad aiutare le popolazioni terremotate di Umbria e Marche… adesso che è successo lì, nella mia terra, adesso che sono i miei “Emiliani” ad avere bisogno, io mi sento qui con le mani in mano, e non ho pace.
Vi siamo vicini, non passa un minuto senza che il nostro pensiero non fugga là.

Troppo facile parlare da qui, troppo semplice guardare quello che succede da uno schermo e non viverlo sulla propria pelle. Condivisione, questo è quello che vorremmo fare. Condividere con chi è preoccupato e dividere parte dei sui pensieri.


Questo è uno degli aspetti più negati dell’essere lontani. Ma come in ogni racconto non tutto è bene e non tutto può essere male. Oggi viviamo il male, speriamo di potervi regalare ancora tanto bene.

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