Scusate se oggi ci
asteniamo dai nostri racconti quotidiani. Siamo molto preoccupati per quello
che sta succedendo vicino alle nostre famiglie e nella nostra terra.
Viviamo
questa situazione di riflesso, incollati a internet e ai alle mille foto di
chiese, case e capannoni crollati. Terra ferita, famiglie disperate. Quelle
sono le nostre vie, paesi vicini, angoli e negozi di tutti i giorni. Lì ci sono
amici, parenti e conoscenti e noi siamo qui e ci sentiamo lontani, impotenti. A
casa, le nostre famiglie stanno bene anche se la paura è tanta. "Evento
straordinario", dicono, sta di fatto che un pezzo del nostro piccolo prato non
c’è più.
La preoccupazione è tanta,
le persone a cui siamo così vicini sono stanche: ormai sono più di dieci giorni
che non hanno pace e che vivono nell’ansia. Qui non capiscono, non hanno mai
provato e non riescono a mettere bene a fuoco.
Sono senza pace. Se penso
che alla fine del liceo ero andato ad aiutare le popolazioni terremotate di
Umbria e Marche… adesso che è successo lì, nella mia terra, adesso che sono i
miei “Emiliani” ad avere bisogno, io mi sento qui con le mani in mano, e non ho
pace.
Vi siamo vicini, non
passa un minuto senza che il nostro pensiero non fugga là.
Troppo facile parlare da
qui, troppo semplice guardare quello che succede da uno schermo e non viverlo
sulla propria pelle. Condivisione, questo è quello che vorremmo fare.
Condividere con chi è preoccupato e dividere parte dei sui pensieri.
Questo è uno degli
aspetti più negati dell’essere lontani. Ma come in ogni racconto non tutto è
bene e non tutto può essere male. Oggi viviamo il male, speriamo di potervi
regalare ancora tanto bene.
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